Siete a lavoro per realizzare l’opera nell’ambito del progetto di Materia Prima, in che cosa consiste? Cosa Vedremo alla fine?
Inizialmente per Materia Prima avevamo ideato un’opera diversa: una costruzione architettonica, un campanile che spuntava dal terreno, emergeva la sua punta, e in quel caso lì avremmo esibito il nostro repertorio, vicino al nostro stile.
Il vaso è una seconda scelta che però facciamo volentieri perché ci permette di confrontarci con una tecnica che non conoscevamo.
Stiamo realizzando un vaso con la tecnica a colombino, usata dai vasai della zona. Per noi è la prima volta che ci cimentiamo questa modalità di lavoro. Il risultato sarà sicuramente un grande vaso che arriverà a misurare oltre due metri di altezza come da tradizione del luogo.
Comunque l’opera avrà degli elementi che richiameranno la vostra cifra stilistica?
Sì certamente, anche se ancora siamo incerti su come concluderlo, se utilizzando una testa di gorilla o in un modo più adatto al contesto.
La base sarà sicuramente una zolla che richiama la natura con l’inserimento di rifiuti umani. L’idea è quella di far sembrare che il vaso sia appoggiato su dei reperti archeologici, che andranno a contaminare leggermente il vaso. Sulla sommità vedremo cosa mettere, ho una mezza idea, però non vi anticipo nulla; dipende come evolvono le cose.
Possiamo dire che la vostra opera si sviluppa e si evolve con il proseguire del lavoro?
Esattamente. Questo è lo spirito del nostro lavoro. Nel progetto Materia Prima sono coinvolti architetti, progettisti e artisti, che hanno più dimestichezza con l’elaborazione di un progetto che consegnano a coloro che materialmente lo eseguiranno. Noi siamo artisti, amanuensi, non c’è separazione fra la fase progettuale e quella della realizzazione.
Una domanda sulla poetica con cui lavorate: sono interessata al legame fra l’arte tradizionale e il riferimento ai rifiuti umani.
Per noi il rifiuto è a 360 gradi. Il rifiuto è anche a livello artistico. Per noi ciò che è rifiuto merita una seconda possibilità e semplicemente gliela concediamo. Banalmente nella nostra poetica un barattolo di vernice può avere una seconda vita.
Mi spiego meglio: questo barattolo inizialmente è usato per contenere la vernice, noi invece di buttarlo lo riusiamo per un valore estetico, grazie alla sua forma e ai suoi colori.
Non è un messaggio totalmente devoto all’ecologia o quanto meno non il pensiero principale che guida il nostro agire. Ci focalizziamo maggiormente sull’aspetto estetico.