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Eccoci pronti a continuare il nostro viaggio nelle collezioni del Museo. Questa volta vi propongo un piatto assai curioso, rinvenuto nel recupero di uno scarico di fornace nell’area del castello, quello denominato “scavo Tridente” per la presenza di molti manufatti che portavano la marca della bottega che si identificava, appunto, con un tridente. Eccoci di fronte all’opera di un pittore che sembra essere in vena di scherzi.
Il piatto in questione presenta una decorazione del tutto atipica, infatti non può essere riportato a nessuno dei canoni decorativi che caratterizzano le decine di motivi decorativi delle fornaci montelupine. La superficie da decorare e divisa in due zone, la parte centrale per il decoro principale e quella per il decoro di contorno che occupa tutta la larga tesa del manufatto. Le zone per il decoro sono delimitate da filettature in blu cobalto.
Sulla tesa, il nostro pittore, ha realizzato due figure di bambini in fasce, posti uno in alto ed uno in basso rispetto alla parte centrale del piatto. I due bambini sono, a dire il vero, piuttosto rubicondi, uno dei due anche decisamente “in carne” e mostrano una folta capigliatura. Anche le fasciature sono abbastanza atipiche, l’usuale candore della stoffa usata è questa volta interrotto da una striscia di colore ed una puntinatura decorativa. I nastri che si vedono sul fondo, a chiusura delle fasciature, fanno sembrare queste ultime due vasi da cui spuntano le teste dei due bimbi.
Sul lato destro e sinistro, sempre rispetto al centro del piatto, sono rappresentati due busti, che data la presenza dei bimbi in fasce a cui si intercalano, si presume femminili (vista anche l’ampia scollatura), ma che presentano una capigliatura acconciata in modo più maschile.
Nei quattro spazi lasciati vuoti da queste due coppie di elementi il nostro pittore ha inserito in
ognuno di questi un “uccellino” che diverrà poi un elemento decorativo distintivo della produzione montelupina fino alla metà del secolo scorso.
Se questo era quello rappresentato sulla tesa non può stupire che nella parte centrale sia
rappresentato ancora un “uccellino” cromaticamente uguale a quelli già realizzati per il decoro di contorno, ma che al posto della testolina ed al beccuccio ha una testa di uomo che per giunta porta un cappello nero con una tesa molto grande, che sembra supplire alle ali che non ha. Si potrebbe anche pensare alla rappresentazione di una “arpia” mitica creatura con corpo di uccello e volto umano, ma la presenza del buffo cappello sembra indicare più la volontà, da parte del suo autore, di prendere un po’ in giro qualcuno, insomma siamo in presenza di una vera e propria “caricatura”.
Chissà se il destinatario dello scherzo l’avrà presa bene?
Alessio Ferrari
