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Ceramista, figlio d’arte, di lunga tradizione “capraina”. Ha attraversato epoche ceramiche diverse, a partire da quando le fornaci “andavano” a legna e a “fastella” di cui conosce e si ricorda, con la precisione e il rigore che lo contraddistinguono in ogni cosa, perfino le varie essenze necessarie per cotture di manufatti diversi, le pezzature della “catasta” e perfino la diversa composizione degli strati delle fastella, sapientemente composte e assemblate per l’innesco o per il ravvivamento del fuoco nei vari settori della camera di combustione. Era l’epoca in cui il personaggio più importante della fabbrica era il fornaciaio anche se il più famoso era, come sempre, il pittore. E lui, appunto, aveva il dono di saper disegnare e su quello costruì la sua lunga carriera lavorativa. Diventò il braccio progettuale di Demetrio Fanciullacci, il creativo della più importante manifattura ceramica di Montelupo, la seconda generazione dei fratelli Fanciullacci “esuli” da Doccia, prima a Capraia e poi a Montelupo dopo il “divorzio” dal Marchese Ginori. In questo luogo, oggi ingiustamente maltrattato da Montelupo, nel 1913 era rinata la maiolica di Montelupo dopo almeno 170 anni di terracotta e ceramica invetriata con il piombo o con smalti poverissimi.
Nedo Scappini, già all’inizio degli anni ’50 del Novecento, inizia a svolgere quella particolare funzione che sarà il cardine di ogni azienda della seconda metà del Novecento, quella del “Campionarista”. Disegno della forma, scelta del rivestimento, disegno del decoro e realizzazione del prototipo o “campione”. E’ il ruolo “domestico” che poi migrerà all’esterno in forma di professione autonoma e certo più complessa che oggi si chiama designer.
Il suo “allenatore” fu, appunto, Demetrio, l’artista di casa degli “ormai cugini” Fanciullacci, che, sapendo modellare ma non disegnare, aveva bisogno della sua mano per tradurre le idee in immagini da mostrare ai clienti, soprattutto quelli nuovi, gli americani.
Su questo nuovo terreno di gioco d’oltre oceano, Demetrio e Nedo si intendono presto e , insieme, si trovano ad affrontare due fuochi opposti. Da una parte le richieste “eretiche” di un mercato di un popolo che vive in modo molto diverso dagli italiani di allora. Dall’altra la Proprietà e le maestranze che ragionavano come nel secolo precedente o almeno come all’origine di quella Manifattura. Ma i due ce la fanno e ce la fanno così bene che vengono copiati dagli altri concorrenti minori. Poi però il nostro “campionarista”, grazie anche al contatto frequente con i clienti americani e con qualche loro colto accompagnatore, grazie alle frequentazioni continue di mostre di arte e di ceramica, aveva affinato non solo le capacità tecnico esecutive ma aveva maturato anche la conoscenza e la sensibilità per interpretare il gusto dei compratori e per realizzare nuovi “modelli” e “campioni”. E lo Scappini, “scappa”via e insieme ad altri dà vita al Nuovo Rinascimento, una delle nuove manifatture nate proprio per “talea”, vere e proprie costole di una casa madre. Prima la Fanciullacci, poi, con analogo meccanismo, la Bitossi.
Questo secondo periodo della vita di Nedo, come per l’Italia di quel tempo, il ventennio degli anni sessanta e settanta, è storia di sviluppo, di crescita veloce e di successi. E’ una ceramica attuale, che incontra il gusto della clientela internazionale che vi riconosce il “modo italiano di vivere” che intanto aveva conquistato il mondo, complici le canzoni e il cinema, il turismo del cibo e del buon vivere. Era nato il made in Italy. Erano prodotti realizzati con un processo ancora fortemente artigianale ma con livelli crescenti di meccanizzazione e con materiali ormai prodotti da fornitori industriali e non da un ciclo interno inevitabilmente più rudimentale e limitato.
In quegli anni poi, grazie ad una serie notevole di innovazioni, fare ceramica, pur rimanendo, come oggi, un’impresa ad alto rischio di insuccesso, è diventata meno rischiosa soprattutto perché i forni e i combustibili sono passati rapidamente dalla legna agli oli combustibili, poi al metano e perfino all’energia elettrica per certe lavorazioni più preziose, di nicchia. Per i forni poi non c’è più nessuna somiglianza tra le vecchie fornaci a legna e quei lunghi serpenti a tunnel o a canale che dir si voglia che ingoiano in maniera continua il lavoro del ceramista dalla bocca e lo fanno uscire dal…… Era così anche al Nuovo Rinascimento.
Ma ogni annata ha più stagioni e dopo la primavera delle fioriture e l’estate dei raccolti arrivano sempre l’autunno e poi l’inverno, almeno così è stato finora.
Anche il ventennio d’oro finisce nell’autunno degli anni ’80 e poi nel lungo inverno che dura tutt’oggi. Nedo Scappini quindi, insieme agli altri soci deve chiudere il Nuovo Rinascimento e lo fa da galantuomo, senza sacrificare nessuno e pagando di persona.
Continua quindi la sua professione di decoratore sperimentando anche il settore del mobile e dell’antiquariato. Da questa esperienza nasce uno degli insegnamenti di Nedo ai suoi allievi: un pittore ceramista è in grado di posare il pennello su qualunque materiale, sarà comunque più facile. E questo ha importanti conseguenze sulle possibilità di lavoro del decoratore stesso. Poi però prevale il “richiamo” della fabbrica, la manifattura ceramica dove l’aria ha l’odore di sempre, quello di casa. Collabora in maniera continua con altre aziende per realizzare oggetti di alto pregio e di dimensioni non correnti, con le difficilissime decorazioni “a Urbino” a “Raffaellesca” , “istoriati” con soggetti biblici o mitologici, diventando anche scenografo per nuove storie e ambientazioni. Il “linguaggio” che aveva ammirato fin da piccolo negli inarrivabili maestri dell’aristocrazia pittorica di Montelupo, ora era finalmente suo, ormai libero dalla schiavitù della produzione di massa quando doveva dar da mangiare al serpente a tunnel per riempire vagoni e container ogni settimana.
Quando infine questo impegno professionale nella fabbrica si fa più leggero, complice anche lo zampino dell’inesorabile Anagrafe, Nedo ci fa un altro regalo.
A casa sua, nella bella casa di Sammontana, ogni settimana, per molti anni, dà vita all’Accademia del Disegno e della Pittura per insegnare ai giovani con generosità e in maniera completamente gratuita i “segreti” della sua maestria, segno di un uomo che ha dato un senso alla sua vita, che ha capito e ha accettato di vivere in armonia con il tempo della sua esistenza.
E noi ringraziamo il Maestro Nedo Scappini per il suo contributo all’economia della ceramica, all’arte ceramica e per il suo insegnamento di vita.
Paolo Pinelli