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La fornace Cioni-Alderighi è un edificio addossato a quelle mura trecentesche, che un tempo avevano difeso il borgo di Montelupo sulla confluenza del fiume Pesa, quelle stesse mura turrite più volte rappresentate da Leonardo da Vinci.
Si racconta che la fornace sia stata costruita nell’Ottocento per la lavorazione di scaldini e di catini schizzati con la ramina. Una produzione di pentolame in terra rossa a cui fu affidato l’arduo compito del perpetuarsi di una tradizione artigianale. La fornace negli anni Venti del Novecento ospitò la ditta di Carlo Alderghi, nato a Montelupo nel 1869, il quale aveva affiancato alla produzione e commercializzazione di paglia per cappelli e truciolo–avviata sulle orme del padre Serafino -, quella delle stoviglie nell’edificio di via Giro delle Mura, dove nell’agosto del 1929 lavoravano dieci operai spartiti tra stovigliai e pagliaroli, per poi proseguire nella lavorazione delle sole terrecotte.
Nell’immediato dopo guerra la fornace Alderighi venne acquisita dai Cioni, che avevano trasferito l’attività da Montespertoli a Montelupo nel 1946 e qui, l’anno successivo, avviarono la produzione della Ditta Dino Cioni, Fabbrica di maioliche artistiche e commerciali. L’inclinazione stilistica si palesò subito nella scelta di rilevare parte degli strumenti, forme e campionari di un’altra importante ditta montelupina la “Gianni e Piatti” poi “Gianni Italo”, che da poco aveva chiuso i battenti, e di avvalersi della collaborazione di valenti pittori ceramisti locali, tra i quali Bruno di Virgilio Mangani, che collaborò con la ditta Cioni ai sui albori. Ecco i presupposti che hanno delineato l’indirizzo stilistico del campionario ispirato ai repertori decorativi più tradizionali: dal graffiato floreale all’istoriato, ai decori più comuni come a “grottesca” o “raffaellesca”, “ticchiolo”, “gallo Pito” e ancora ad armigeri o idilli campestri.
La gestione familiare ad indirizzo artigianale adottata dai Cioni per cinquant’anni, ha salvaguardato la fornace da mutamenti di industrializzazione. Ha permesso di mantenere, sino al termine dell’attività nel 1998, l’uso di un forno a legna, affiancato da un piccolo forno a muffola per la cottura di pezzi in oro e, solo in anni più recenti, da un forno a gas.
Ho avuto la fortuna di visitare la manifattura poco prima che scomparissero completamente le tracce dell’attività. Ho attraversato passaggi buoi e ariose stanze dagli intonaci screpolati e gremiti di fitti scaffali e, di colpo, davanti agli occhi una folla di vasellame in biscotto e, poco più in là, di pezzi completati in attesa dell’acquirente. Ricordo il reparto dei tornianti e formatori al piano terreno, dove vicino a una stufa in ghisa, alimentata a carbone, erano ancora accatastati alcuni stampi, sui ripiani e a terra allineati con precisione numerosi pezzi in biscotto. Di lato la scala d’accesso al reparto dei pittori mostrava alle pareti tante piattelle decorative e sulla sua destra ancora ripiani affollati di manufatti dalle diverse fogge. Infine si giungeva alla fornace, dove un tempo la fiamma lambiva i manufatti. Tutto sembrava, e sembra ancora nella memoria, un nostalgico reperto archeologico, che gli anneriti e fuligginosi mattoni rendevano più misterioso. In quell’occasione il fotografo Massimo Listri, che mi accompagnava, realizzò alcuni scatti che furono pubblicati nella rivista AD. Di quella visita, oltre a questa inconsueta documentazione, mi rimane indelebile la melanconica visione: nel silenzio e nel sottile fascio di sole che irrompeva l’oscurità dell’ambiente, il volteggiare del pulviscolo sembrava essere l’unico superstite della lunga storia di uomini e di lavoro che aveva animato questo luogo.
Oggi, dopo molti anni, ci si appresta ad ultimare il recupero del complesso architettonico con la sua apertura al pubblico, quale ideale collegamento fra il Palazzo Podestarile e il MMAB, polo culturale della città.
Marina Vignozzi Paszkowski
Ditta Dino Cioni, Foto Massimo Listri in AD Country suppl. n. 229, giugno 2000 Ditta Dino Cioni, Foto Alessio Ferrari Vaso con decoro floreale e uccellino Vasi decoro Gallo Pito, Serie di vasi e antipastiera decoro a raffaellesca Decoratori Boris e Bruno Mangani, 1948-50