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Il Museo Archeologico raccoglie una grande varietà di reperti recuperati grazie alle indagini archeologiche: dai più piccoli frammenti agli oggetti più particolari, il museo rivela ai suoi visitatori la storia più antica di Montelupo e dei suoi dintorni. Ed è proprio a un passo dal Museo Archeologico che abbiamo scoperto qualche anno fa un sito davvero speciale: il sito protostorico dell’Ambrogiana.
Gli archeologi, grazie allo scavo, hanno il compito di raccogliere ed interpretare anche le più piccole tracce rinvenute nel terreno e i reperti in esso nascoste, tutti piccoli tasselli che, messi insieme come in un mosaico, vanno a raccontare la storia di un territorio. Lo scavo è la più efficace macchina del tempo, se se ne conoscono i meccanismi; è proprio durante questa attività che gli archeologi tendono a immaginare di camminare negli scenari che ricostruiscono. Ed è quello che è successo grazie alla fortunata scoperta del sito dell’Ambrogiana, molto probabilmente un abitato ben strutturato e molto esteso.
Durante le prime indagini, effettuate solo come passeggiata fra i filari di viti, olivi e campi nel 1998, fu scoperto che tutto il pianoro compreso fra il Museo e la scuola dell’infanzia della Torre doveva essere stato abitato dai nostri antenati. Nel corso degli anni sono stati effettuati due scavi, uno nel 2001 e uno nel 2010, e una campagna di saggi esplorativi preliminare all’ultimo scavo, che hanno permesso di confermare la presenza di agricoltori stanziati a Montelupo già 5000 anni fa. Nello stesso momento, in un’altra parte della nostra penisola, viveva anche quell’uomo che chiamiamo Ötzi, meglio conosciuto forse come la mummia di Similaun.
Nell’abitato dell’Ambrogiana le attività che si praticavano erano sicuramente agricoltura, allevamento, lavorazione dell’argilla, come attestano i numerosi frammenti di contenitori ceramici rinvenuti, attività di filatura e tessitura, testimoniate dal ritrovamento di fuseruole e pesi da telaio. Ogni tanto doveva arrivare qualcuno a vendere prodotti sconosciuti al nostro territorio, come oggetti in ossidiana, una roccia vulcanica con cui si ottenevano strumenti scheggiati estremamente affilati. Accanto ad agricoltura e allevamento venivano praticate probabilmente la raccolta di vegetali spontanei e sicuramente la caccia: fra i reperti trovati ci sono infatti svariate punte di freccia, molte delle quali mancanti dell’apice. Forse i cacciatori, tornati al villaggio con le prede, risistemavano le loro attrezzature gettando via le frecce danneggiate e ricostruendone di nuove, una fotografia che possiamo scattare grazie a ciò che è stato buttato via in antico.
Ora al posto del villaggio ci sono alcune case, c’è via del Parco, il parco dell’Ambrogiana, il Museo Archeologico e la scuola Margherita Hack. Montelupini di oggi che inconsapevolmete incontrano montelupini di ieri passeggiando, giocando sul prato, andando a scuola e si scoprono incredibilmente connessi grazie al filo della storia quando entrano nel nostro museo!
Lorenzo Cecchini