Per il lavoro l’artista utilizzerà piastrelle ceramiche fornite dal Gruppo Colorobbia di dimensioni 60 cm * 60 cm, a formare un’opera composta da due moduli (rettangoli) di 6 metri per 3 metri (altezza), da comporre in un unico grande quadro di 12 metri per 3 metri di altezza. Il colore scelto per la decorazione dell’opera, con lo strumento di decorazione realizzato dall’artista, è il blu zaffera, nella tonalità scelta con l’azienda che ospita al produzione dell’opera, la Ceramiche d’Arte Ammannati.
Scritti dell’artista durante la progettazione dell’opera:
“le metto per terra e poi intervego, se non ce la faccio (fino a due anni fa andava bene fino a sei metri per tre, ora problema, ma forse no) uso un piano dove metto insieme 6 piastrelle 60 x60 per un formato 120×180, eseguo il lavoro e dopo averlo finito ne inizio un’altro e poi un’altro e poi un’altro… dopo di che li metto tutti insieme casualmente e indipendentemente dal formato quadrato o rettangolare di ogni singola opera.
Ogni opera è finita in se, non è una continuazione delle altre ma si unifica con le altre nelle interruzioni per energia, in un tutto. Prima faccio l’opera poi si può metterla in qualsiasi posto, si può vedere o quì o là,
Per il colore mi piacerebbe una terra blu scura, più scuro è meglio è, oppure nero”.
Il Blu Zaffera di Montelupo – brevi cenni (Museo)
Le più antiche maioliche (ceramiche con smalto a base di piombo e stagno) sinora rinvenute in Montelupo risalgono alla fine del Duecento; esse mostrano una sottile smaltatura delle parti principali, mentre quelle secondarie (i rovesci delle forme aperte e l’interno delle chiuse) possono essere lasciate prive di rivestimento, oppure ricoperte da una pellicola trasparente di solo ossido di piombo. Nella decorazione si impiegano due colori, il verde (ossido di rame, detto anche ramina) ed il bruno-nerastro (ossido di manganese).Questo genere di ceramica smaltata si diffonde in tutta la penisola italiana a partire dalla seconda metà del XIII secolo, ed è chiamato Maiolica Arcaica, nonostante non sia il più antico, essendo preceduto dalla cosiddetta Protomaiolica (1180-1270 circa), prodotta però solo in pochi centri di fabbrica.
La maiolica arcaica avrà una vita lunghissima, giungendo sino agli inizi del Cinquecento, ma nel corso di questo lungo arco cronologico verrà ad assumere un ruolo sempre più secondario, perdendo in particolare la sua unicità. In Toscana, infatti, già verso il 1360 essa sarà affiancata da una versione in blu (Maiolica Arcaica blu), abbandonata dopo circa un ventennio per dar luogo a prodotti dove l’ossido di cobalto viene utilizzato con l’aggiunta di piombo, in maniera tale che, fondendo quest’ultimo, la pittura può rilevarsi sulla superficie smaltata (Zaffera a rilievo).
Con il cobalto si ottiene quindi la zaffera caratterizzata da decori a rilievo in blu intenso – per questo è detta anche zaffera a rilievo – che spesso richiamano la foglia di quercia: l’effetto rilevato si deve all’aggiunta di piombo che, fondendo a più bassa temperatura, spinge il cobalto ad alzarsi sulla superficie smaltata.
Le aziende del territorio che realizzano l’opera con Gianni Asdrubali[/fusion_title][fusion_text]