Lucio Perone: Montelupo custodisce la tradizione di un popolo
Montelupo fra tradizione ed energia
Fin dal suo primo arrivo in città, Lucio Perone è rimasto affascinato da questo luogo e dalla sua storia. Il più giovane artista coinvolto nel progetto Materia Prima ha definito Montelupo il custode della tradizione di un popolo, e contenitore della sua arte e della sua umanità fino ai giorni nostri.
Descrivendo l'opera pensata per il pozzo dei lavatoi, Lucio Perone ha sottolineato che la statua terrà fra le mani un frammento antico. Questo frammento sarà un segno decorativo, un simbolo della grande energia che contraddistingue l'arte di Montelupo.
Ugo La Pietra: il luogo, l'idea e l'azione
L'opera di Ugo La Pietra può essere vista come un dialogo: parla a tutti della tradizione di Montelupo e, allo stesso tempo, si confronta con il territorio. Lo fa riprendendo alcune tipologie di grandi vasi e i colori tipici della storia ceramica locale, aggiungendo però ad essi i segni del contemporaneo.
Ma soprattutto, Ugo La Pietra ci insegna a riscoprire l'abilità delle mani: dalla sua installazione passa il valore riconosciuto e riconoscibile dell'artigiano, di colui che realizza l'oggetto.
Lucio Perone: una sola creazione, molti luoghi diversi
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Frammenti che, lentamente, si ricompongono: è questa l'impressione suscitata dall'opera di Lucio Perone.
Il bozzetto era solo l'inizio di un percorso che oggi sembra molto vicino a concludersi.
A Montelupo, nel laboratorio di Sergio Pilastri, continuano decorazione e cottura dei diversi pezzi. A qualche chilometro di distanza, negli spazi di Tuscany Art, la statua di terracotta si sta seccando e a breve sarà pronta per la cottura in forno.
Altre cose accadranno da qui al 19 marzo, ancora nel segno dell'arte, della creatività e dell'abilità artigiana: da questi "frammenti immateriali" sta per prendere forma l'opera di Lucio Perone.
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Una tecnica antica per i vasi di Ugo La Pietra
Nell'ultima visita a Montelupo, Ugo La Pietra ha incontrato gli artigiani delle terracotte Corradini e Rinaldi, impegnati nella realizzazione della sua opera insieme a Ivana Antonini e a Salvatore Mirenda. Ecco cosa ci ha raccontato il responsabile della modellazione e cottura della grandi basi pensate per Piazza Vittorio Veneto.
Com'è stato lavorare con Ugo La Pietra?
Sicuramente qualcosa di innovativo, che dà sempre soddisfazione. Come azienda collaboriamo con alcuni designer per quello che riguarda i vasi, ma qui si tratta di una cosa diversa. Per noi è la prima volta.
Ci sono state difficoltà nella lavorazione e, se sì, quali?
Questo lo vedremo alla fine, ma già adesso sappiamo che potremmo avere difficoltà nello spostare oggetti così pesanti. Si tratta di basi di notevoli dimensioni, create a partire da tre modelli. Le abbiamo realizzate a colombino, il sistema più antico, che ci permette di fare solo un tratto al giorno; una volta sciugato, viene fatto un altro tratto. Per realizzare una forma così grande, considerando circa 10 cm al giorno, direi che servono otto giorni, poi si passa a essiccazione e cottura.
Per tornare alla domanda: sì per la nostra parte di lavoro concordata con Ugo La Pietra potranno esserci alcuni problemi da risolvere, ma speriamo comunque il meno possibile.
Fabrizio Plessi capovolge il tempo
L'installazione di Fabrizio Plessi pensata per la ex fornace Cioni Alderighi di Montelupo capovolge il tempo.
Provate a immaginare: se dagli scavi urbani degli anni Settanta, invece che frammenti di piatti e vasi, fossero emersi degli schermi televisivi in ceramica?
Una nuova materia prima per la videoarte, un nuovo modo di intendere il reperto archeologico: l'opera di Fabrizio Plessi sta prendendo forma con il contributo delle Ceramica ND Dolfi .
Le due materie di Loris Cecchini
L'opera di Loris Cecchini sarà collocata in Piazza Centi, nel cuore di Montelupo. In questi mesi continua la sua sperimentazione sui materiali insieme a Colorobbia Cericol. Da una parte delle masse amorfe, dall'altra angoli di vetroceramica: le due materie di Loris Cecchini presto prenderanno forma.
Ugo La Pietra: da questo vaso nascerà un fiore
L'opera di Ugo La Pietra per Materia Prima si sta delineando: ancora in questa fase, le tre aziende coinvolte possono operare in modo autonomo, ma presto si tratterà di comporre le varie parti in un tutto unico. Ad Ivana Antonini delle Ceramiche d'Arte Dolfi spetta il compito di modellare le sommità dei vasi, a cui seguirà la fase di cottura, smaltatura e pittura. Proprio a lei, approfittando di un incontro con l'artista per definire alcuni dettagli tecnici, è dedicata l'intervista di oggi.
Ivana Antonini com'è stato lavorare con La Pietra?
Una sola parola: emozionante. Ha un grande carisma e un livello di esperienza che a noi artigiani manca. Noi sappiamo lavorare la materia, artisti come Ugo La Pietra hanno idee e soluzioni diverse, anche visioni sull'oggetto che noi non percepiamo. Poco fa, per esempio, La Pietra ha detto una cosa importante: indicando uno dei suoi vasi ha spiegato che da esso deve nascere un fiore. Io non lo avrei mai pensato! Anche questo è uno spunto in più per me, qualcosa che devo immaginare. Devo cercare di vedere questo grande vaso, con questo grande stelo, e in cima, nella parte finale, c'è il fiore, che non è altro che l'oggetto che ho modellato nell'argilla.
Da un'esperienza come questa devo prendere tutto, il negativo e il positivo, perché è un'opportunità per crescere e quindi anche per modificare una parte del mio percorso.
Quali sono le prossime tappe del lavoro?
Le forme che avete visto oggi in laboratorio andranno in cottura fra 15 giorni. Nel frattempo, io mi occuperò di scegliere e farmi mandare gli smalti, e poi comincerà la parte decorativa. Le ultime indicazioni di Ugo La Pietra sono state sui colori e sulla modellazione: il blu che userò sia per il lupo che per le piccole finestre del "grattacielo" sarà scuro, quasi cobalto, e tutti gli animali avranno il sorriso.
In generale, la smaltatura verrà fatta ad immersione e poi, per rendere il tutto più omogeneo, ogni pezzo verrà ripassato in piccole dosi, a spruzzo.
Ugo La Pietra: come nasce un'opera
Dalla “Materia Prima” all’opera d’arte. Dalla terra alla forma. Gli artigiani di Montelupo di Ugo La Pietra mettono a disposizione la loro esperienza.
Per la realizzazione delle opere che saranno collocate in piazza Vittorio Veneto sono stati coinvolti Salvatore Mirenda e le Ceramiche il Giglio; Ivana Antonini delle Ceramiche Dolfi e Rinaldi Riccardo delle Ceramiche Corradini e Rinaldi.
«È un’esperienza interessante, che aiuta anche a crescere, abbiamo modo di cimentarci con idee nuove rispetto alla nostra produzione. Spero che ci siano altre esperienze simili a questa. – racconta Salvatore Mirenda - Credo che lavorare insieme possa essere stata un’occasione di crescita anche per gli artisti: ci propongono l’idea e assieme a noi studiano la soluzione tecnica più appropriata per rendere al meglio l’opera»
Ugo La Pietra al Museo del Novecento
Ugo La Pietra e Gianni Veneziano dialogano con Stefano Follesa autore del libro
IL DESIGN DELLA CERAMICA. STORIA DI TERRE E DI PROGETTI
Introducono Marco Tonelli, curatore della mostra Materia Prima, Fondazione Museo di Montelupo Fiorentino, Maria Pilar Lebole, Osservatorio dei Mestieri d’Arte e Oliva Rucellai, già Direttrice del Museo Richard-Ginori.
Mercoledì 27 gennaio, alle ore 17.30, presso il Museo Novecento si terrà una conversazione intorno al libro "Il design della ceramica. Storie di terre e di progetti di Stefano Follesa", edito da Polistampa.
La conferenza è inserita nel ciclo di incontri con artisti, designer e curatori intorno alla ceramica contemporanea, in occasione del progetto Materia Prima, la ceramica dell’arte, a cura di Marco Tonelli, che si inaugurerà a Montelupo Fiorentino il prossimo 19 marzo 2016, organizzata dalla Fondazione Montelupo onlus.
Il volume è una raccolta di testimonianze e di riflessioni intorno al progetto ceramico. Contiene contributi provenienti in parte da un ciclo di incontri con alcuni dei più autorevoli progettisti che testimoniano una passione per un materiale straordinario quale la ceramica e al contempo una rinnovata volontà di confronto in una fase complessa per l’intera cultura del progetto e in particolar modo per il progetto di design.
I saggi teorici e il resoconto degli incontri sono parte di un ampio dibattito, il cui obiettivo è la definizione di nuove strategie e nuove pratiche per il design della ceramica.
Lucio Perone: frammenti di una creazione
Prosegue senza sosta la realizzazione dell'opera di Lucio Perone che sarà collocata sul pozzo dei lavatoi a Montelupo. Il lavoro vede la collaborazione fra Tuscany Art, che si occupa di realizzare la statua, e Sergio Pilastri, impegnato invece nella decorazione e cottura dei frammenti. Abbiamo intervistato Sergio Pilastri, che accompagna Lucio Perone nella realizzazione del sua opera.
Sergio Pilastri com'è stato lavorare con Perone? Le è già capitato di lavorare fianco a fianco con un artista per la realizzazione di un'opera?
Lucio Perone mi è piaciuto subito: è molto disponibile, è stata una bella collaborazione. E' semplice, è una bellezza lavorare con lui, non ti trova mai difficoltà e soprattutto si fida di noi. Fino ad oggi ci siamo incontrati tre volte; in questo momento è a Londra per esporre le sue opere in una bella galleria a Chelsea.
Per quanto ogni esperienza sia unica, mi è già capitato di lavorare a stretto contatto con un artista. Mi riferisco a Piero Sbarluzzi, uno scultore e ceramista di Pienza con cui nel 2002 ho realizzato un'opera per il Vaticano, un'esperienza davvero particolare.
Come avete impostato il processo per la realizzazione dell'opera di Lucio Perone?
Il lavoro è suddiviso con Tuscany Art: Luca ha pensato alla realizzazione della statua, sempre su indicazione dell'artista.
Già nel primo incontro Lucio Perone ha portato il bozzetto e abbiamo affrontato i diversi aspetti; io, per esempio, ho portato avanti una ricerca per la resa ottimale del colore nero della statua stessa. Poi ci siamo incontrati tutti di nuovo, circa 20 giorni fa: si è trattato di rifinire brevemente la statua, per poi iniziare a pensare alla produzione dei frammenti in ceramica da collocare all'interno del pozzo dei lavatoi. L'idea è quella di riprodurre oggetti della “vecchia Montelupo”, molto simili ai frammenti rinvenuti durante gli scavi: tutti ricordano i materiali rinvenuti nel pozzo e nelle zone limitrofe. In questa fase ho dato spazio alla fantasia, introducendo anche un elemento di novità.
Abbiamo scattato immagini delle diverse fasi della lavorazione; in una si vede un vaso completamente bianco; lo stesso vaso, quando esce dal forno rivela colori vivaci. Può spiegare a noi profani che cosa accade?
All'inizio interveniamo su un semi lavorato in terraglia bianca, che viene immerso nello smalto, la sostanza che serve, attraverso la cottura, a far diventare lucida la superficie; prepariamo così la base ideale per dipingere il pezzo. Ogni manufatto viene poi spruzzato con la cristallina, un velo trasparente che conferisce lucentezza ai colori e ne migliora la resa. Successivamente ha luogo una seconda cottura in forno a 950 gradi e, una volta uscito, è possibile “invecchiare” il pezzo. Lavoriamo una terra refrattaria, quando esce dal forno con gli sbalzi di temperatura si spacca, “cavilla”, quindi è sufficente passarci sopra una miscela di bitume diluito/ammorbidito con cera per far espandere e rendere più visibile questo "effetto".