Blu Zaffera

A cura di Benedetta Falteri e Alessio Ferrari

24 giugno – 31 luglio

Cèramica 2022

In occasione di Ceramica OFF 2022, è stata inaugurata presso la Galleria FACTO di Montelupo Fiorentino, Blu Zaffera, un progetto artistico, riservato ai ceramisti, artigiani, manifatture e artisti della Strada della Ceramica di Montelupo Fiorentino sul tema del Blu Zaffera.
I progetti riguardano un’interpretazione personale del tema proposto, che abbia al centro lo sviluppo di una progettualità in ambito contemporaneo con l’utilizzo del materiale ceramico, in forma di opera in ceramica contemporanea, ma anche performance artistica, video, installazione da proporre al pubblico della manifestazione. La mostra è stata curata da Benedetta Falteri, direttrice della Fondazione Museo Montelupo, e da Alessio Ferrari, conservatore.

La mostra è stata riproposta, in una versione ampliata, con opere di altri ceramisti, alla Villa Caruso Bellosguardo (Lastra a Signa), dal 21 Gennaio al 5 Marzo 2023.

«La Zaffera. E’ da qui che nasce la tradizione, non solo di Montelupo, ma di tutti i centri di ceramica del Centro Italia. E’ con la Zaffera, con il suo blu intenso e corposo, che si trasforma lo smalto liscio degli orcioli, dei boccali e dei bacili in una superficie ondulata, sulla quale l’andamento del decoro, oltre che con gli occhi, può essere seguito anche con il tatto. E, come sempre accade, è da questa innovazione tecnica che i vasai prendono le mosse, per innovare, nelle forme e nei colori, i propri manufatti, iniziando ad affiancare alla produzione della maiolica arcaica, in bruno e ramina, questa esplosione di blu.»

«La sfida è far rivivere il blu zaffera, o, meglio, il suo spirito. Una sfida in cui non si pongono limiti alle idee di artisti ed artigiani, in cui si utilizzeranno tutti mezzi espressivi possibili, quelli che ognuno ritiene i più adatti o più vicini alla propria sensibilità. Questo il senso di questa mostra, esplorare territori senza confini, partendo dal blu zaffera e tenendo presente che, quello che oggi è tradizione ormai consolidata, è stata, al suo tempo, grande innovazione.»

– Alessio Ferrari, conservatore del Museo

«Ognuno con il proprio codice, gli artisti hanno accolto questo blu profondo, i profili degli elementi naturali che lo hanno ispirato, gli spessori dello smalto, nel loro universo personale e creativo, dando vita ad un percorso che è nato da solo, naturalmente, in sfumature di colore e di emozione. Lavori che non sono figli del loro tempo, esattamente come non lo era la Zaffera all’inizio del ‘400, e come dovrebbe essere l’arte. Sganciata dallo spazio riservato alla storia, libera espressione del sentire di ieri, oggi, domani.»

– Benedetta Falteri, direttrice della Fondazione Museo Montelupo

LE OPERE IN MOSTRA

Ivana Antonini

Gli elementi utilizzati nell’opera in mostra sono semplici scarti di argilla normalmente destinati ad essere buttati o impastati in nuovi processi produttivi e che, invece, sono stati compattati in opere che hanno assunto le forme tipiche della tavola (piatti, tazze), rivestite solo parzialmente con lo smalto zaffera. Il lavoro segue un’ispirazione di origine domestica, proponendo riferimenti a oggetti di uso quotidiano.

Patrizio Bartoloni

Bartoloni applica a questo lavoro uno degli elementi che sono stati molto presenti nei suoi lavori artistici degli ultimi anni, ovvero il riferimento all’elemento primario della ceramica, alla terra, alla zolla d’argilla. Presenta quindi un’opera che vede nascere il colore nella terra nuda, immaginando di vedere emergere dalla terra di Montelupo le zolle blu cobalto.

Stefano Bartoloni

Pittore ceramista particolarmente affezionato al repertorio tradizionale e storico della ceramica di Montelupo, omaggia la Zaffera attraverso la riproduzione di due importanti opere presenti nella collezione del Museo. Si tratta di un bacile con zaffera a rilievo (Montelupo, 1430-50) e un boccale con zaffera tricolore (Montelupo, 1410-40).

Giulia Alba Chiara Bono

Nel lavoro di Giulia Alba Chiara Bono la ceramica traduce il flusso delle parole, senza ostacolo razionale del pensiero, che sgorgano in forma di acqua, in un atto di estrema libertà, con la capacità di modificare l’ambiente che sta loro intorno.

Giulia Cantarutti

Questo progetto è una rivisitazione (nel blu della zaffera) della bourdaloue, vaso di porcellana immancabile nei corredi matrimoniali del ‘700. Sebbene ad un primo sguardo questo oggetto possa sembrare una zuppiera, esso è in realtà un vaso da notte, che veniva utilizzato ovunque per la sua praticità: a teatro, in carrozza e persino in chiesa.

Shilha Cintelli

In una performance partecipativa, ognuno potrà sovvertire la gravità, ma anche dominarla attraverso il gesto. La polvere di colore blu sarà lanciata da ogni partecipante sul piano di mattonelle, che assorbirà l’imprevedibilità e l’irrepetibilità dell’azione. Ognuno contribuirà alla realizzazione di un grande pannello collettivo, nel tentativo di fermare l’evanescenza della leggerezza.

Veronica Fabozzo

La figura femminile di questo lavoro e il suo blu intenso, ripreso da sfumature più chiare, cerca di cogliere l’essenza di questo colore, parlando di una realtà molto più grande della nostra dimensione umana, dove oltre ad una struggente tristezza e drammaticità si può leggere, nei velati toni più chiari, la quiete.

Carlotta Fantozzi

L’opera di Carlotta Fantozzi è un interrogativo sul concetto di equilibrio, sul limite che segna il passaggio tra una cosa e il suo opposto. Nei decori della zaffera, il colore è, tradizionalmente, in rilievo: ora, questo rilievo è la strada per il distacco, per la decontestualizzazione del
soggetto, per la sua esasperazione.

Sergio Pilastri

In questo caso, Sergio decide di rielaborare la zaffera, tra i decori più usati nell’antica tradizione montelupina e nei suoi lavori, trasformando il disegno della foglia nella forma archetipo del vaso.

Beatriz Irene Scotti & Paola Ramondini

Il messaggio del progetto congiunto di Beatriz e Paola è più che mai attuale. Il blu della zaffera diventa il colore della grande profondità, della sapienza e della spiritualità, dell’infinito, del cielo e del mare: in poche parole, il colore della libertà. In questo cielo, verso il sole, si libra una colomba, universale simbolo di pace.

Paola Staccioli

Paola Staccioli reinterpreta il motivo della foglia di quercia, tipico della zaffera, applicandolo ad una teiera. La quercia, albero secolare, è il simbolo della forza e della robustezza; la sua foglia è, invece, leggera e delicata. Queste caratteristiche, all’apparenza opposte, sono capaci di
fondersi nella materia ceramica.

Paolo Staccioli

La figura del guerriero è un elemento molto caro a Paolo Staccioli: il suo busto, realizzato in varie sfumature di blu, è capace di evocare, nella sua statura solida, un’universale idea di forza, ma anche ricordi di giovinezza.

Eugenio Taccini

I lavori di Taccini presenti in mostra costituiscono un nucleo rappresentativo della ricerca che l’artista ha condotto su questo decoro, parte importante delle sue straordinarie rielaborazioni. Le sue zaffere, pur richiamando immediatamente il decoro originario, sono estremamente personali e riconoscibili, poste spesso su forme complesse e strutturate.

Marco Ulivieri

Ossido di Cobalto è una sintesi del linguaggio di Ulivieri e della sua evoluzione formale in ceramica. Il potere dell’ossido di cobalto, insieme al piombo utilizzato all’epoca, di restituire tridimensionalità alle preziose decorazioni delle Zaffere dialoga, nell’opera, con il grosso limite dello stesso materiale che poteva colare sulle superfici se sottoposto a cotture con temperature troppo elevate.

Serena Tani

Dagli incontri tra l’artista e gli ospiti della RSA Chiarugi sono nate le rielaborazioni del decoro blu zaffera, tipico del XV secolo: forme vegetali, fiori, foglie, ma anche figure femminili. I ricordi emergono emergono in superficie su steli fragili, a testimoniare un tempo passato. Sia l’artista che gli ospiti hanno poi realizzato, in argilla liquida, immagini libere, ognuno secondo le proprie possibilità fisiche e la persistenza della propria memoria.