Cantieri Montelupo 2022

La contemporaneità, la ceramica, la relazione a cura di Christian Caliandro

Un programma di residenze artistiche – curato da Christian Caliandro e sostenuto dalla Fondazione Museo Montelupo in occasione della rassegna Cèramica OFF – che ha unito, alla sua seconda edizione, l’arte visiva, la ceramica di Montelupo, le parole e le immagini che scaturiranno dal diario collettivo della comunità, chiamata in modo ancora più deciso alla relazione con il processo creativo, con la contemporaneità che alimenta e costruisce la tradizione manifatturiera di Montelupo.

Il termine cantieri scelto anche in questa edizione per designare il programma di residenze artistiche dell’estate 2022 (2-10 luglio; 16-24 luglio; 10-18 settembre) descrive il carattere sperimentale dei processi che esso intende attivare. Gli esiti delle residenze saranno poi esposti nella mostra Cantieri Montelupo 2022, dal 26 Novembre 2022 all’8 Gennaio 2023.

Le artiste coinvolte, infatti – Elena Bellantoni e Serena Fineschi, e la vincitrice della call per artisti under 30 per il premio di residenza, Elisa Merra – avvieranno una collaborazione con alcune realtà formative, artigianali e imprenditoriali del territorio, con cui condivideranno il loro metodo e il loro approccio creativo.

Elena BellantoniMi sono seccata: il peso della Pesa

Venerdì 8 luglio 2022 alle ore 19 la cittadinanza di Montelupo è invitata a una passeggiata performativa, una camminata collettiva nel letto della Pesa insieme all’artista Elena Bellantoni, protagonista della prima residenza nell’ambito del progetto “Cantieri Montelupo” del Museo della Ceramica. Un momento di riappropriazione catartica di un luogo-simbolo della comunità e dell’identità del territorio.

Mi sono seccata è un lavoro di natura performativa, relazionale e scultoreo nato durante la residenza a Montelupo. Durante i primi giorni di workshop Elena Bellantoni ha voluto lavorare con i partecipanti sui concetti di relazione, contatto, spazio e reciprocità con il corpo attraverso dei gesti relazionali. Gli stessi gesti sono stati messi in connessione con il territorio Montelupino, soffermandosi in particolare sulla Pesa, come presenza/assenza del paesaggio di questa terra. I sassi bianchi addormentati sul letto raccontano la grande secca che si è formata nell’attesa di una pioggia che tarda ad arrivare, il fiume è sparito, si è ritirato, seccato.

L’artista ha così cercato di esplorare, attraverso una camminata performativa sulla Pesa, quello che resta del passaggio dell’acqua che ora non c’è più: un’azione a cielo aperto, un segno di land art, utilizzando l’argilla del luogo – la terra rossa di queste zone – per imprimere la memoria del mondo fluviale utilizzando delle lastre che ricalcano il paesaggio. Ne emerge una costellazione di segni, di reperti archeologici del suolo. Il mio corpo si sostituisce all’acqua: accarezza e si appoggia con il suo peso sulla Pesa: su pietre, legni, ciottoli.

Serena FineschiLa primavera dell’impazienza

Più che opere, i suoi sono “tentativi di esorcizzare le ossessioni del quotidiano”. Ossessioni che riguardano spesso le relazioni tra le persone, le gestualità, il corpo che dona e che riceve; oppure, la grande storia della pittura; o la comprensione – e la mancata comprensione – dei meccanismi che regolano la società contemporanea. Il chewingum, per esempio, è uno dei paradigmi della nostra società: lo scartiamo, lo mettiamo in bocca, lo mastichiamo, lo assaporiamo fino a quando ne abbiamo voglia, e poi lo sputiamo. Questo, se ci pensiamo, è l’atteggiamento comune, generale, che attraversa ogni dimensione: rimaniamo in superficie, non riusciamo a entrare nello specifico, ad assimilare i concetti.

Il piedino – o birillo, o distanzatore – è l’elemento in assoluto più umile nel laboratorio di ceramica: è quello che fa tutto il lavoro sporco, per così dire (sostiene e distanzia gli altri oggetti all’interno del forno durante la cottura); è il superstite della cottura della ceramica presente in ogni bottega, è quell’elemento che si confonde con la produzione artigianale ed artistica, il più presente di tutti, instancabile e sottovalutato compagno di lavoro di tutti i ceramisti, scorticato e non curato. È realizzato dal torniante ed è di terracotta come gli oggetti più nobili appena escono dal forno. Solo che questi oggetti nel forno entreranno una seconda volta per la smaltatura, al massimo una terza per il “lustro”. Il piedino, invece, nel forno ci vive: viene cotto e ricotto trenta, cinquanta, cento, mille volte, e diventa un esploratore di questo spazio interno che è il forno, e la bottega ceramica. In un certo senso, e da un certo punto di vista, si potrebbe dire che il piedino sia la ceramica. A ben guardare, questo elemento così povero, senza apparente dignità, anche bistrattato e maltrattato – a volte cade, a volte invece viene scagliato per terra dallo stesso artigiano, in preda alla rabbia o alla stizza per un lavoro venuto male, e in entrambi i casi si scheggia e si sbrecca… -, della ceramica ha un’esperienza e una conoscenza vastissime. Immense.

Elisa MerraPrincipi di mucchio

Il progetto si basa sulla realizzazione di un’installazione sonora ispirata al Pozzo dei Lavatoi con strutture in ceramica che fungano da generatrici di suoni. Il sonoro è frutto di raccolta di varie registrazioni avvenute durante la rottura di oggetti/pezzi in terracotta da parte dei partecipanti al workshop, nonché matrici viventi di tale progetto. La fase che segue la raccolta audio consiste nell’alterazione digitale di tale materiale al fine di suggerire la presenza esistenza di qualcosa di altro che vada oltre le ceramiche rinvenute nel pozzo a testimonianza di una vita passata. Ogni generatore simulerà nature differenti basate su una differente manipolazione del suono di partenza: il primo sarà fonte di moti d’acqua; i successivi saranno frutto delle suggestioni raccolte nello scambio avvenuto durante la seconda giornata di workshop assieme ai partecipanti.

IL CURATORE

Christian Caliandro (1979) è storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Nel 2006 ha vinto la prima edizione del Premio MAXXI-Darc per la critica d’arte contemporanea italiana. Ha pubblicato La trasformazione delle immagini. L’inizio del postmoderno tra arte, cinema e teoria, 1977-’83 (Mondadori Electa 2008), Italia Reloaded. Ripartire con la cultura (Il Mulino 2011, con Pier Luigi Sacco) e Italia Revolution. Rinascere con la cultura (Bompiani 2013). Cura su “Artribune” le rubriche Inpratica e Cinema. Collabora inoltre regolarmente con “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “minima&moralia”, “alfabeta2” e “Scenari”; ha scritto articoli per i quotidiani “Il Fatto Quotidiano” e “Il Corriere del Mezzogiorno”, e per le riviste “Domus” e “Inside”.