Passaggi | Paolo e Paola Staccioli

A cura di Marco Tonelli

30 Settembre – 3 Dicembre 2017

Nelle parole del curatore, Marco Tonelli, «questa mostra ha due anime ben distinte: una moderna e pubblica, l’altra antica e familiare. È una mostra che vive in spazi urbani interni e esterni collegati da opere d’arte, grazie soprattutto al fatto che gli spazi stessi sono stati pensati e progettati fin dall’inizio in maniera trasparente, tali cioè da poter passare naturalmente uno nell’altro, uno vicino l’altro». Le opere si trovano infatti sulla grande pensilina della fermata della tramvia che porta a e viene da Firenze, nell’ampia Piazza della Resistenza e all’interno dell’Auditorium del Centro Culturali, inaugurato nel 2013 da Richard Rogers, visibili dalla facciata di vetro. Sono spazi di passaggio, di spostamenti, di incontri e relazioni, una sorta di agorà che permette anche delle soste, dei punti di osservazione nella e della piazza stessa. Passaggi scaturisce proprio dal desiderio di creare un percorso nuovo scandito e segnalato da sculture in bronzo poste all’esterno per finire, passando internamente per statue in ceramica, ad oggetti d’uso comune anch’essi in ceramica. Il tema stesso di queste sculture, quello cioè del viaggiatore, del guerriero (maschile e femminile), della donna e dell’uomo edenici e seminudi uno di fronte all’altra, stanno ad annunciare un viaggio senza tempo e arcaico, testimoniato da sentinelle, cavalli su ruote con tutte le associazioni possibili del caso.

Entriamo ora nel merito dell’anima familiare e antica del progetto. Anni fa Paolo Staccioli (nato nel 1943) era solito percorrere ancora a piedi Firenze per via della sua professione a servizio della comunità, senza pensare di poter realizzare sculture in ceramica o bronzo. Però quel camminare e convivere per buona parte del giorno con le visioni di Palazzo Pitti e Piazza della Signoria e con le loro sculture di marmo, ma soprattutto bronzi e bassorilievi in ceramica a ornamento di piazze ed edifici della città o conservate nei suoi musei, lo ha sottoposto a ventate di bellezza e ispirazione che hanno senza dubbio aperto dei varchi e dei passaggi nella sua sensibilità. Fatto sta che quell’osservatore involontario decide un giorno all’inizio degli anni Novanta di cimentarsi, dopo aver già praticato la pittura, con la scultura in ceramica, diventata col tempo la sua seconda natura. Paolo Staccioli, ad oggi, è uno dei più interessanti scultori che utilizzano in senso arcaico ma non vernacolare, iconograficamente antico ma sensibilmente contemporaneo ed antimonumentale, artigianale ma libero da funzioni, la ceramica ed il bronzo dando vita a figure poetiche, intime, incantate e innocenti allo stesso tempo.

Paola Staccioli (nata nel 1972) è figlia di Paolo ed anche lei lavora la ceramica in tutte le sue possibilità ed in modo esclusivo, senza cioè considerare altri materiali, dimostrando per certi versi che è tutta questione di genetica ed ereditarietà: l’arte della ceramica le è stata trasmessa attraverso il calore del forno del laboratorio del padre o toccando la scivolosa seduzione degli smalti e dei lustri.
Di tutto questo ne ha fatto un lavoro che non sarebbe corretto definire “al femminile”, ma senza dubbio più legato alla domesticità di oggetti che hanno l’apparenza di servire a qualcosa (teiere, piatti, vasi, tazzine), anche se ogni volta inventati e dipinti come non dovessero servire a niente altro che ad essere guardati. Le sue fantasiose sfere, le sue piccole torri, i suoi vasi vanno spesso oltre le possibilità di un loro uso, come testimoniato da un apparato decorativo e pittorico di fresca ed immediata invenzione.