Percorsi tematici

Alla scoperta della ceramica di Montelupo Fiorentino attraverso rotte diverse

Il viaggio alla scoperta della straordinaria storia della ceramica di Montelupo segue rotte con diversi punti di partenza e destinazioni, attraverso percorsi tematici che incrociano altre storie: di economia, di costume, di scienza, di uomini.

Alla scoperta della maiolica di Montelupo

Il patrimonio del Museo della Ceramica di Montelupo è costituito nella quasi totalità da oggetti rinvenuti negli scavi effettuati a Montelupo negli ultimi cinquant’anni. La gran parte di queste maioliche rappresenta un prodotto di scarto che, a causa di imperfezioni verificatesi durante il processo produttivo, non poteva essere venduta ed era quindi buttata.

La collezione museale è composta anche da alcuni manufatti frutto di donazione da parte di collezionisti privati. Un unico pezzo, il celebre Rosso, è stato acquisito dal Museo nel 2003.

La tavola

Le ceramiche prodotte dalle botteghe montelupine sono le protagoniste indiscusse delle tavole di nobili famiglie fiorentine e delle mense di istituti religiosi e ospedalieri a partire dal Medioevo fino all’Età Moderna. Fra gli oggetti esposti, caratterizzati dagli inconfondibili decori montelupini, si possono ammirare piatti, boccali, scodelle, fruttiere e bacili.

Il Pozzo dei Lavatoi e gli scavi urbani

La storia della ceramica di Montelupo ha inizio nel 1973, con la straordinaria scoperta del Pozzo dei lavatoi, situato nell’area più antica del borgo e che ha restituito una quantità notevole di frammenti di ceramica.

Le ricerche si sono poi allargate a tutta l’area urbana, i cui risultati hanno approfondito e ampliato la conoscenza della ceramica montelupina. L’esposizione racconta la storia restituita da ogni deposito indagato e l’insieme di queste storie permette di comprendere a pieno l’evoluzione delle vicende produttive del territorio.

La bottega

Le maioliche esposte nel Museo rappresentano ciò che per i vasai di Montelupo era un incidente: si tratta infatti di scarti di lavorazione che, non potendo essere venduti, venivano gettati negli scarichi delle fornaci.

Da qui nasce la necessità di illustrare nell’esposizione quale fosse l’organizzazione di una bottega, quali fossero le “figure professionali” che le davano vita e quali potessero essere gli incidenti di percorso che potevano portare le maioliche alla discarica.

I maestri, i capolavori, il collezionismo

Le fornaci di Montelupo hanno prodotto grandi capolavori. Su tutti, il bacile d’acquareccia noto come Rosso di Montelupo, prodotto nella bottega di Lorenzo di Piero Sartori nel 1509.

La presenza di capolavori fa comprendere il fenomeno del collezionismo delle maioliche montelupine nei secoli e fornisce uno spunto per approfondire meglio la figura del collezionista e i suoi contributi alla conoscenza della storia della maiolica.

L’esportazione

Montelupo rappresenta uno dei centri di fabbrica più importanti del Mediterraneo; i prodotti di questo piccolo borgo si trovano sparsi lungo le rotte commerciali, che dalle coste del Mediterraneo, passando per le “Colonne d’Ercole”, arrivano sui mercati dell’Europa del Nord, in Inghilterra e nei Paesi Bassi.

Le maioliche montelupine raggiungono anche le coste americane, viaggiando sulle rotte oceaniche assieme ai primi colonizzatori del Nuovo Mondo.

Le committenze

Gli stemmi, gli emblemi e le immagini simboliche che frequentemente si incontrano sulle ceramiche di Montelupo costituiscono una preziosa fonte d’informazione per risalire ai loro committenti.

Si tratta degli esponenti dei ceti nobiliari di Firenze, a partire dalla famiglia che dominava le sorti della città: i Medici. Non mancano poi gli stemmi dei più importanti conventi fiorentini, congregazioni religiose e istituzioni civili, come l’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze e quello pisano di Santa Chiara.

La farmacia

Le ceramiche da farmacia sono riconoscibili per le forme particolari, destinate a contenere medicamenti di varia consistenza, dalle polveri alle acque odorose.

Le botteghe montelupine hanno fornito maioliche a molte spezierie fiorentine e toscane a partire dai primi decenni del XV secolo: fra le più importanti, quelle di Santa Maria Novella e di San Marco a Firenze, mentre fuori dai confini della città la Spezieria di Santa Fina a San Gimignano e quella dell’ospedale Serristori di Figline.

Gli animali e i fiori

La rappresentazione di animali e fiori richiama un linguaggio simbolico complesso e misterioso, ispirato ai testi biblici e dei Padri della Chiesa, ma anche alla tradizione classica e alle credenze popolari.

Segni ed elementi della natura servono per parlare delle cose celesti: ciò che viene raffigurato ha un significato più profondo, a volte duplice e contraddittorio. L’esposizione rappresenta un buon punto di partenza per riscoprire questo mondo di simboli e significati nascosti.