#paesaggioceramicamontelupo
La zona di Montelupo, per la sua particolare posizione nel medio Valdarno, ha sempre avuto un ruolo strategico dal punto di vista economico e di collegamento fra la costa tirrenica e la piana di Firenze, città che ha manifestato presto un acceso interesse verso questo tratto dell’Arno.

Il colle di Montelupo, affacciato sulla riva sinistra del fiume, alla confluenza con il torrente Pesa (via di penetrazione verso il Chianti), dopo essere stato conteso fra diversi poteri feudali, fu conquistato e fortificato dai Fiorentini agli inizi del Duecento, popolandolo con fedelissimi provenienti dal territorio circostante.
Da subito Montelupo inizia a produrre maiolica tardo-medievale, e all’inizio del Quattrocento le attività ceramiche locali ricevono un forte impulso grazie alla conquista fiorentina di Pisa, che apre finalmente a Firenze la via del mare. Trovandosi proprio sul corso dell’Arno, in direzione del Tirreno, le fornaci di Montelupo – che si concentravano nell’area del borgo che si distende fra il castello e la sponda dell’Arno – sfruttano la posizione privilegiata che permette loro di produrre e di trasferire immediatamente le ceramiche verso i porti marittimi, grazie al supporto di un’efficiente navigazione fluviale. Le ceramiche venivano infatti caricate su piccole barche, dette scafe o navicelli, che scendevano la corrente del fiume fino a Pisa e Livorno, per poi salpare verso terre lontane. Così le ceramiche di Montelupo entrano da protagoniste nel mercato internazionale gestito dalle casate fiorentine, in piena espansione fra Quattro e Cinquecento. Ne consegue che il capitale mercantile gigliato favorisca lo sviluppo dell’arte ceramica, concentrando proprio su Montelupo i massimi sforzi produttivi.
Nella seconda metà del Seicento Montelupo risente della crisi economica che colpisce il Granducato e l’area mediterranea in generale: una crisi che avvolge l’intera filiera ceramica e che porterà alla scomparsa di molte fornaci, lasciando spazio alle manifatture minori come il pentolame da cucina e le terrecotte. Dovranno passare quasi due secoli per rivedere Montelupo brillare nel firmamento della grande ceramica, grazie a ritrovate condizioni economiche che favoriscono la lavorazione della maiolica, sviluppata in particolare dalla famiglia Fanciullacci e in seguito da Bitossi.
Oggi Montelupo lavora per esaltare tutte le valenze culturali e paesaggistiche del suo territorio. L’obiettivo è quello di promuovere da un lato i luoghi direttamente connessi alla ceramica, sia storici che contemporanei, dall’altro lo scenario in cui tale esperienza si è maturata, ovvero il “paesaggio ceramico” incardinato sull’asse Castello-Borgo-Arno. Attualmente il Palazzo Podestarile, prima sede comunale e anche museale, poi destinata alle esposizioni temporanee, soprattutto in occasione della festa Cèramica, è un elegante edificio del XIV secolo situato nel cuore del borgo – sulla via che sale al Castello, toccando il Pozzo dei Lavatoi e la Casa di Baccio – e subito accanto alla Pieve di San Giovanni Evangelista che ospita una bella pala della bottega del Botticelli.
In questo scenario, Montelupo ha accolto negli anni importanti artisti italiani e internazionali che usano la ceramica o che hanno particolare sensibilità verso i materiali modellabili. In Montelupo è allestita una diffusa rassegna di opere ceramiche site specific, una vera e propria mostra all’aperto che invita lo spettatore a uscire dal museo e a visitare non solo le opere, ma anche i luoghi stessi della produzione ceramica: soprattutto le botteghe ceramiche che continuano a produrre sul solco della tradizione montelupina e che adottano artisti, progettisti, designer, con i quali dare insieme vita a opere di grande fascino contemporaneo.
Alessandro Mandolesi
