Riapertura Museo Archeologico

COMUNICATO
STAMPA

Anche il Museo
Archeologico di Montelupo riapre le porte ai visitatori

Si parte da
sabato 4 luglio. Ingressi su prenotazione

Riapre al pubblico
anche il Museo Archeologico di Montelupo, situato in via Santa Lucia, ai
margini del Parco dell’Ambrogiana.

Il Museo,
attualmente gestito dalla cooperativa Ichnos, è stato inaugurato nel 2007
nell’ex complesso di San Quirico e Santa Lucia, il Museo Archeologico è uno dei
più importanti del suo genere a livello nazionale, per la quantità di reperti e
per la diversificazione nel tipo di ricerca.

Il centro
espositivo, per la sua storia, ha una fisionomia peculiare che lo distingue da
gran parte dei musei civici della Toscana e di altre regioni italiane, in
ordine alla spiccata estensione geografica e all’importante cronologia di
riferimento. In esso, infatti, sono esposti resti provenienti da oltre 160
stazioni preistoriche, i reperti protostorici degli insediamenti capannicoli
del Valdarno, le prime tracce del popolamento e dei centri etruschi d’altura,
la colonizzazione romana e le conseguenti radicali trasformazioni impresse al
territorio, la lunga transizione al Medioevo e la nascita dei nuovi
insediamenti che supportarono il miracolo della Firenze rinascimentale.

I visitatori
potranno quindi tornare a scoprire tracce della storia del territorio.

Come?

Il museo sarà visitabile solo su prenotazione.
Le visite saranno solo su prenotazione (telefonica al numero 329/9509814 o via mail all’indirizzo mail didattica@coop-ichnos.com); i gruppi saranno accompagnati da operatori della Ichnos e dovranno essere composti da un massimo di 15 persone. Il costo di ogni visita guidata pari a € 50,00

Inoltre, appuntamento speciale per LE NOTTI DELL’ARCHEOLOGIA il fine settimana del 24-26 luglio: 

Venerdì 24 luglio, ore 21,30
Conferenza sul “Villa del Vergigno Archaeological Project” nel giardino del Museo Archeologico

Sabato 25 luglio e domenica 26 luglio, ore 18,00
Visite guidate agli scavi della Villa romana del Vergigno.

Scarica qui il programma completo de Le Notti dell‘Archeologia.


Sabato in ceramica

Visite guidate e incontro con un ceramista montelupino.

Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino - Piazza Vittorio Veneto, 11
Sabato 11, 18 e 25 luglio - 1, 8, 22 e 29 agosto | Ore 17

Il Museo della Ceramica di
Montelupo Fiorentino vi dà appuntamento ogni sabato pomeriggio per scoprire le
atmosfere delle sue collezioni storiche e per incontrare un ceramista
montelupino, che vi racconterà dal vivo i segreti dell'argilla e delle sue
tradizionali decorazioni. Un percorso che attraversa nove secoli fra colori e
curiosità di storia e di società fiorentina.

La visita potrà proseguire
autonomamente nel Borgo di Montelupo, dove l'impianto trecentesco ospita un
suggestivo itinerario fra scorci architettonici e creazioni d'arte
contemporanea di grandi maestri impegnati nella lavorazione ceramica.

Costo 10,00 euro a partecipante.
Visita guidata su prenotazione al n. +39 0571 1590300 o info@museomontelupo.it


La ceramica moderna in esposizione a Montelupo

In mostra opere di Ettore Sottsass, Fabrizio
Plessi, Francesco Simeti, Salvatore Arancio, T Yong Chung, Khaled Ben Slimane e
molti altri ancora

Il Comune di Montelupo da anni è luogo
d’incontro, cantiere in cui artisti contemporanei lavorano assieme agli
artigiani locali, insomma una fucina creativa.

Molti degli artisti che passano da Montelupo
lasciano una traccia della loro arte. Nei due mesi estivi sarà possibile
ammirare le opere degli artisti e di importanti nomi del Novecento.

Mostra diffusa delle collezioni moderne e contemporanee del Museo
della Ceramica.
Un percorso espositivo diffuso delle collezioni
moderne e contemporanee del Museo della Ceramica che interesserà la Galleria
Fabbrica Creativa Toscana di Via XX Settembre. Saranno esposte opere donate da
artisti e opere realizzate durante le esperienze di residenza artistica degli
ultimi anni.

Due le sezioni in cui sarà articolato il percorso di visita “Pillole della collezione del Novecento” con opere di Ettore Sottsass, Aldo Londi, Bruno Bagnoli, Silvano Dolfi, Sergio Pucci, Bruno Cini, Beppe Serafini, Fernando Farulli.

Cantiere Montelupo” con opere di artisti e designer contemporanei che hanno lavorato o collaborato con Montelupo Fiorentino o ai quali il Museo ha dedicato mostre e progetti dal 2008 al 2019, come Nanni Valentini, Alessio Tasca, Alfredo Gioventù, Khaled Ben Slimane, Beppe Domenici, Fabrizio Plessi, Marco Ulivieri, Thomas Lange, Michele Guido, Lorenza Boisi, Ludovica Gioscia, Francesco Simeti, Nicola Toffolini, Maddalena Casadei, Andrea Salvatori, Sabrina Mezzaqui, Salvatore Arancio, T Yong Chung, Luca Vanni,  Matteo Cibic, Chiara Camoni, Alessandro Roma.

L’ingresso è gratuito con una capienza massima 15 persone per turno, dal giovedì alle domenica. Dalle 19.00 alle 22.00 a partire da mercoledì 8 luglio.

Nei fondi del centro storico e nelle vetrine dei
negozi si terrà anche una mostra diffusa delle manifatture della Strada della Ceramica di Montelupo.

Dal 16 luglio, inoltre, il Museo della Ceramica ospiterà anche la mostra Visioni d’Inferno, con i pannelli in ceramica di Boris Mangani raffiguranti i canti dell'Inferno dantesco.
Il Museo della Ceramica sarà aperto il lunedì pomeriggio (14.00 – 19.00) e dal martedì alla domenica (10.00 – 19.00) e tutti i sabati proporrà percorsi di visita speciali
.


Il centro per i più piccoli

Presso l'Info Point di Montelupo Fiorentino | Corso G.Garibaldi, 34

Giovedì 9, 16, 23 e 30 luglio - 6, 13, 20 e 27 agosto
Ore 17,30 - 18,15 - 19,00

Manipolare l'argilla
Il laboratorio didattico è preceduto da una breve introduzione storica sulla maiolica di Montelupo e sulla sua tecnologia. Segue un corso di manipolazione dell’argilla, in cui i partecipanti sperimenteranno con le proprie mani, sotto la guida di personale esperto, le tecniche di base per la realizzazione di varie forme della ceramica montelupina.

Venerdì 10, 17, 24 e 31 luglio - 7, 14, 21 e 28 agosto
Ore 17 ,30 - 18,15 - 19,00

Hands on. Linee interrotte – Laboratorio di restauro creativo
Ceramica che passione! Ricostruisci parte delle opere del Museo di Montelupo ed entra nel mondo dell'archeologia, tra storia e mistero.

Sabato 11, 18 e 25 luglio - 8, 22 e  29 agosto
Ore 17,30 - 18,15 - 19,00

Quel genio di... Picasso
Vieni a scoprire la storia dell'arte cubista e decora il tuo piatto con le famose forme geometriche di Picasso.

Domenica 12, 19 e 26 luglio - 2, 9, 23 e 30 agosto
Ore 17,30 - 18,15 - 19,00

La Villa dei desideri
Laboratorio–gioco sul tema della Villa medicea dell'Ambrogiana: racconteremo la sua straordinaria storia e ci immagineremo insieme cosa potrà diventare in futuro.

Costo a bambino 4 euro - Età dai 6 a 11 anni
Prenotazione obbligatoria +39 0571 1590300 - info@museomontelupo.it (Max 7 partecipanti a gruppo)


Iniziative Museo

COMUNICATO STAMPA

Dall’8 luglio tante iniziative per animare il centro di Montelupo


Protagonista la ceramica con tour della città e laboratori per bambini. Un’estate raccontata in diretta anche sulle frequenze di Radio Lady

È un’estate anomala quella che stiamo vivendo in bilico fra il bisogno di socialità e la necessità di tutelare la propria salute e mantenere le distanze.

Una situazione che inevitabilmente danneggia il commercio e la ristorazione.
Il Comune di Montelupo ha lanciato il progetto MONTELUPO DI FUORI, con la possibilità di estendersi su aree pubbliche senza dover pagare la COSAP e un’apposita campagna di comunicazione.

Parallelamente sono state studiati alcuni interventi di animazione e valorizzazione del centro che hanno a che fare con il prodotto tipico della città.

Cèramica 2020 è saltata, ma questa non sarà
comunque un’estate senza ceramica, grazie ad un programma di mostre, visite
guidate e laboratori per bambini studiati dalla Fondazione Museo Montelupo.

> Mostra diffusa delle collezioni moderne e contemporanee del
Museo della Ceramica.
Un percorso espositivo delle
collezioni moderne e contemporanee del Museo della Ceramica che interesserà la
Galleria Fabbrica Creativa Toscana di Via XX Settembre. Saranno esposte opere
donate da artisti e opere realizzate durante le esperienze di residenza
artistica degli ultimi anni.

Due le sezioni in cui si articola il percorso di visita: “Pillole del Novecento” con opere di Ettore Sottsass, Aldo Londi, Bruno Bagnoli, Silvano Dolfi, Sergio Pucci, Bruno Cini, Beppe Serafini, Fernando Farulli; e “Cantiere Montelupo” con opere di artisti e designer contemporanei che hanno lavorato o collaborato con Montelupo Fiorentino o ai quali il Museo ha dedicato mostre e progetti dal 2008 al 2019, come Nanni Valentini, Alessio Tasca, Alfredo Gioventù, Khaled Ben Slimane, Beppe Domenici, Fabrizio Plessi, Marco Ulivieri, Thomas Lange, Michele Guido, Lorenza Boisi, Ludovica Gioscia, Francesco Simeti, Nicola Toffolini, Maddalena Casadei, Andrea Salvatori, Sabrina Mezzaqui, Salvatore Arancio, T Yong Chung, Luca Vanni,  Matteo Cibic, Chiara Camoni, Alessandro Roma.

L’ingresso è gratuito con una capienza massima 15 persone per turno, dal giovedì alle domenica. Dalle 19.00 alle 22.00 a partire da mercoledì 8 luglio.

> Nei fondi del centro storico e nelle vetrine dei negozi si terrà una mostra diffusa delle manifatture della Strada della Ceramica di Montelupo.


> Il Museo della Ceramica sarà aperto il lunedì pomeriggio (14.00 – 19.00) e dal martedì alla domenica (10.00 – 19.00) e tutti i sabati proporrà percorsi di visita speciali

Sabato 11, 18 e 25 luglio e 1, 8, 22 e 29 agosto alle ore 17.00 il Museo della Ceramica dà appuntamento per scoprire le atmosfere delle sue collezioni storiche e per incontrare un ceramista montelupino, che racconterà dal vivo i segreti dell'argilla e delle sue tradizionali decorazioni. Un percorso che attraversa nove secoli fra colori e curiosità di storia e di società fiorentina. La visita potrà proseguire autonomamente nel Borgo di Montelupo, dove l'impianto trecentesco ospita un suggestivo itinerario fra scorci architettonici e creazioni d'arte contemporanea di grandi maestri impegnati nella lavorazione ceramica.

Il costo è di 10 euro a partecipante; è
necessaria la prenotazione per telefono al numero 0571
1590300
o per mail info@museomontelupo.it

Dal 16 luglio il Museo della Ceramica
ospiterà anche la mostra Visioni
d’Inferno
, con i pannelli in ceramica di Boris Mangani raffiguranti i canti
dell'Inferno dantesco.

> Il Centro per i più Piccoli (Info Point di Montelupo Fiorentino, corso G.Garibaldi, 34). Le famiglie e i bambini hanno sofferto gli effetti della chiusura totale e ancora oggi mancano proposte di intrattenimento pensate appositamente per loro. Nell’ambito delle attività di animazione sono state previste attività che si si svolgono dal giovedì alla domenica sia nel mese di luglio che in quello di agosto a partire dal 9 luglio con orario 17.30, 18.15 e 19.00.

Tutti i giovedì:  Manipolare l'argilla. Il laboratorio didattico è preceduto da una breve introduzione storica sulla maiolica di Montelupo e sulla sua tecnologia. Segue un corso di manipolazione dell’argilla, in cui i partecipanti sperimenteranno con le proprie mani, sotto la guida di personale esperto, le tecniche di base per la realizzazione di varie forme della ceramica montelupina.

Tutti i venerdì: Hands on. Linee interrotte - Laboratorio di restauro creativo Ceramica che passione! Ricostruisci le parti delle opere del Museo di Montelupo ed entra nel mondo dell'archeologia tra storia e mistero

Tutti i sabati:  Quel genio di... Picasso. Vieni a scoprire la storia dell'arte cubista e decora il tuo piatto con le famose forme geometriche di Picasso.

Tutte le domeniche:  La Villa dei desideri. Laboratorio–gioco sul tema della Villa medicea dell'Ambrogiana: racconteremo la sua straordinaria storia e ci immagineremo insieme cosa potrà diventare in futuro.

I laboratori sono pensati per bambini da 6 a 11 anni e hanno un costo di 4 euro a bambino. È obbligatoria la prenotazione: +39 0571 1590300 - info@museomontelupo.it

Le attività proposte nel Centro storico partiranno mercoledì 8 luglio. Per l’occasione, dalle 19.30 alle 21.30 è prevista una diretta da piazza della Libertà a cura di Radio Lady.

«Finalmente si parte! - esordisce così l’assessore alla cultura Aglaia Viviani – Mi riusciva difficile pensare ad un’estate completamente senza ceramica. La Fondazione, in piccolo e a corsa, è riuscita a proporre una programma di iniziative che dà valore al patrimonio della nostra città. Le aziende della ceramica così come tutti i settori stanno patendo le conseguenze della chiusura totale. Certo le mostre non apriranno occasioni di mercato, ma sono convinta che contribuiscano a rafforzare un senso di appartenenza che in questo momento fa veramente bene. Senza contare e di questo ne sono convinta, che sia indispensabile non cedere e lavorare per valorizzare costantemente la vocazione artistica della città»

Per l’assessore al commercio, Simone Focardi «Il programma presentato dalla Fondazione che porta laboratori per bambini, animazione, visite guidate e ceramica in centro storico si intreccia con la necessità del nostro tessuto commerciale di tornare a vivere. Queste iniziative sono solo alcune di quelle che abbiamo progettato per i prossimi mesi. Oltre alle dirette con Radio Lady, alla filodiffusione nel centro cittadino, a percorsi di trekking urbano, abbiamo progetto una campagna di video promozionali rivolti a tutti i negozi aderenti al Borgo degli Arlecchini».


Seriale ma non troppo

#collezionemontelupo

Eccoci di nuovo ad esplorare le collezioni di maioliche del
museo. Questa volta vorrei richiamare la vostra attenzione su un spetto un po
inconsueto, ma affascinante, che riguarda l’organizzazione del lavoro
all’interno delle fornaci rinascimentali.

Sul finire del XV secolo Montelupo era divenuto uno dei
centri di fabbrica più grandi dell’area del mediterraneo, tant’è che ceramiche
provenienti da queste fornaci si trovano in contesti risalenti a quell’epoca in
quasi tutto il mondo allora conosciuto. “Cocci” montelupini sono stati
rinvenuti anche sulle coste del nuovo mondo 
scoperto da Colombo appena pochi anni prima.

Niente avviene per caso, e nemmeno la crescita delle fornaci
montelupine si sottrae a questa regola. Le grandi famiglie di mercanti fiorentini,
intravedendo nel commercio della maiolica una buona possibilità di guadagno
hanno “investito” in questo luogo, e i vasai montelupini, forse stimolati dalle
richieste sempre più pressanti dei mercanti, hanno cercato soluzioni che
permettessero di trarre dal proprio lavoro un po’ più di guadagno.

I nostri vasai infatti nel periodo a cavallo fra i secoli XV
e XVI, svilupparono una grande quantità di motivi decorativi, che si prestavano
ad essere realizzate con un motivo di contorno, che una volta acquisita una
certa manualità, poteva essere eseguito anche dai “ragazzi di bottega”
lasciando al maestro il completamento delle parti più importanti e difficili
del pezzo.

Molte delle decorazione, poi, sono realizzate in modo quasi
seriale, e ad uno sguardo poco attento possono sembrano il risultati di colori
applicati sulle superfici con gesti sempre uguali, in modo da ottenere oggetti
uguali, appunto fabbricati in serie.  Se
guardiamo bene, vediamo invece che ogni pezzo è un “unicum” dove  c’è sempre un piccolo particolare che
distingue un piatto da un altro, un boccale da un altro.

Questa particolarità si ritrova anche in importanti forniture
per le istituzioni fiorentini, come per esempio la fornitura di orcioli ed
utelli per la spezieria di Santa Maria Novella. Chi avesse la voglia di
visitare il museo ospitato a Firenze presso la sede dell’antica spezieria in
via della Scala, troverà una serie di contenitori farmaceutici decorati a
grottesche, che formano un insieme omogeneo fatto, però di maioliche che si differenziano
una dall’altra per tanti particolari decorativi.

Ed ora, TROVATE LE DIFFERENZE!

Alessio Ferrari


Il segno del Podesta

#monteluponelmondo

Prosegue il
nostro viaggio alla scoperta delle più belle maioliche montelupine conservate
in collezioni pubbliche e private internazionali, opere di abili maestri che
hanno lavorato per le più importanti committenze fiorentine, e non solo.

Rimaniamo in terra di Francia, con un esemplare conservato al Museo Nazionale della Ceramica di Sèvres. ma cambiamo decisamente genere rispetto alla prima maiolica „straniera“ presentata sul nostro blog. Questa elegante targa murale è datata 4 gennaio 1478, ma un occhio attento osserva dipinto 1477 nello stile fiorentino detto "dell'incarnazione", ossia nell‘originale sistema cronologico  - citato nei documenti con la formula "ab incarnatione Domini" - che pone l'inizio dell'anno al concepimento di Cristo, cioè al 25 marzo, festa dell'Annunciazione. Quello fiorentino era certamente il più diffuso, e ritardava di due mesi e ventiquattro giorni il computo moderno (dal 31 dicembre al 25 marzo).

La nostra
targa si distingue per la particolare configurazione a "testa di
cavallo" (così viene infatti denominata), una forma araldica tipica del
tardo-quattrocento.

Nel
cartiglio in alto è riportato il nome di Nicola Corsini, che evidentemente
commissionò e poi collocò questa lastra in una composizione araldica allestita
in facciata o all'interno di un palazzo pubblico del Contado fiorentino.
Probabilmente proprio nel luogo ove esercitò le funzioni di governo, con la
carica di podestà o di vicario.

La targa
montelupina è fra le più antiche testimonianze di questo genere, a carattere
pubblico, caratterizzata dalla presenza di angeli reggistemma, con fitti
riempitivi stilizzati di gusto levantino a papavero oppiaceo. Delle figure
angeliche fluttuanti colpisce la tonalità in blu coibalto che dà forte consistenza
ai corpi, quasi innaturale. Qui il pittore spinge molto sulla volumetria, forse
perchè il pezzo doveva essere visto da una certa distanza. Al di là delle
tonalità e delle sfumature cromatiche, rimane la ricerca del tutto fiorentina
di un realismo pittorico nella raffigurazione - realizzata con la
"tavolozza fredda", una monocromia intervallata dall’impiego nelle
parti secondarie del verde, del bruno e del giallo che, fondendosi con
l’azzurro dominante creano un effetto in visione notturna -, in uno spazio
indefinito e senza tempo, che rende questi prodotti ancora di "sapore
medievale".

(Red.)


Il drago che non c'è

#collezionemontelupo

Eccoci ancora ad illustrare alcune delle tante maioliche che
costituiscono la collezione del nostro museo. Questa volta prenderemo in considerazione
un bellissimo piatto, fabbricato nelle fornaci montelupine a cavallo fra il
finire del XV secolo e l'inizio del secolo successivo.

Si tratta di un piatto dalle dimensioni notevoli, il cui
diametro massimo misura 34 cm.

La decorazione segue ormai i canoni rinascimentali, infatti
il piatto è diviso in due settori, uno dedicato alla decorazione centrale, e
l'altro per il decoro di contorno , separati da un un sottile filetto blu sulla
parte esterna, a cui si aggiunge a breve distanza,  un altro  filetto, ma questa volta più spesso, sempre in
blu.

La tipologia decorativa è quella detta “Armi e trofei”,
decoro elaborato dagli artefici montelupini, che bene si distingue dai decori
consimili di altri centri di fabbrica.

I vasai  montelupini,
hanno privilegiato la policromia, tralasciando la rigorosità della
rappresentazione grafica, ed hanno così trasformato una composizione di spade,
elmi, corazze e scudi, in un qualcosa di meno definito ma molto più colorato.
Gli scudi appaiono come delle macchie gialle bordate di rosso, con al centro un
ovale blu , che per quasi tre quarti è riempito dello stesso colore, mentre la
parte residua ha chiaramente il colore bianco dello smalto di fondo. Gli scudi
in numero di quattro, disposti sulla tesa del piatto, sono intercalati da
quattro ovali arancio delle stesse dimensioni. Gli ovali sono bordati di blu,
ed al centro portano un elmo realizzato in blu e manganese, che riempie quasi
tutto l'ovale.

La scena centrale presenta un cavaliere con elmo, armatura e
lancia, che su un cavallo bardato con finiture rosse, leggermente impennato.

La scena si svolge  su
di un prato,  lo spazio è poi delimitato
da due alberelli piuttosto esili, ed infini in alto è posto il blu del
cielo.  Sembra proprio la
rappresentazione di San Guiorgio, indfatti la tradizione popolare lo raffigura
come il cavaliere che affronta il drago, simbolo della fede intrepida che
trionfa sulla forza del maligno, solo che nel nostro piatto il drago non c'è, o
almeno, si vede un qualcosa di non molto definito, dove sparisce la punta della
lancia del cavaliere, che il drago lo fa intuire più che vedere.

A me piace pensare che il nostro pittore abbia inventato, per così dire, i “piatti a puntate”.

Forse il drago è sul piatto “successivo”, quasi che si
trattasse di un moderno fumetto in cui la storia si succede da una tavola a
quella successiva.

Alessio Ferrari


Eugenio Taccini, over 70

#vitediceramica

Nella
mia mente, più ancora che per altri personaggi, l'immagine di Eugenio Taccini è
disegnata con due inchiostri di diverso colore, uno per la persona, l'altro per
il ceramista. E sono entrambi ricordi molto cari, anche perché hanno il profumo
della mia giovinezza.

So
bene che un ritratto, anche se a memoria, dovrebbe iniziare da alcuni dati
biografici obbligati ma lascio ad altri questo fondamentale compito.

“Del
Taccini” ne devo parlare in altro modo. A mia discolpa c'è da dire che la
storia di questo maestro non è ancora entrata nell'Archivio della Memoria del
Centro Ceramico Sperimentale. Vediamo però se alla fine ne uscirà comunque un
bozzetto riconoscibile e “parlante”.

Eugenio,
ovunque abbia vissuto i suoi giorni – in fabbrica, in famiglia, nella sala da
ballo, nel partito, nell'Associazione Artigiani, in Comune, in bicicletta, a
giro per il mondo come ambasciatore dell'arte ceramica di Montelupo – è stato
un personaggio della commedia dell'arte, una maschera con il dono di far
coincidere l'attore-produttore con il personaggio-prodotto. Guardate i suoi
“Arlecchini”, ma anche gli oggetti e i soggetti degli ambienti del suo
figurato, sono esattamente come la sua mente vede la realtà. Tra i nostri
artigiani-artisti della ceramica è un caso veramente unico di identificazione
tra artista, opere e linguaggio. Nel lungo periodo degli “Arlecchini” Eugenio
si è sempre distinto perché i suoi soggetti – uomini, animali, cose e paesaggi
– assomigliavano a lui. Che differenza c'era tra i loro copricapi e la sua
copiosa capigliatura spesso lasciata in libertà? E il suo modo ampio e sciolto
anche se rapido e imprevedibile di muovere le braccia soprattutto se un po'
eccitato non assomigliano al gesto libero, sciolto e apparentemente casuale di
come si fa volare il pennello quando si dipingono i figurati di Montelupo? E i
discutibili – anatomicamente parlando – cavalli del figurato montelupino erano
davvero molto diversi dalla sua discutibile Citroën tenuta insieme dal nastro
adesivo, all'epoca new entry nella nostra quotidianità? Lo Scotch®, il nastro
adesivo per antonomasia, diventò lo strumento principe della sua innata
ingegnosità artigiana per risolvere ogni problema che non fosse legato alla
ceramica. E, credetemi, la 3M avrebbe fatto bene a studiare il caso; ne sarebbe
uscita una poderosa campagna di comunicazione pubblicitaria, tante e
incredibili erano le sue “trovate”. La sua Dyane era piena di “anime vuote” dei
rotoli finiti.

I
suoi “Arlecchini” non sono mai stati copie degli originali tardo
cinquecenteschi. Altri, molto meglio di lui, hanno fatto copie in grado anche
di ingannare antiquari e collezionisti che pure Eugenio conosceva bene, a
partire dal primo valorizzatore della ceramica di Montelupo - anche se definito
solo “contado di Firenze” - il grande Galeazzo Cora al quale, da “ragazzaccio”
sul Castello, vendeva i cocci – anche quelli degli “Arlecchini”- che
affioravano “a corbelli” sotto le verdure negli orti castellani.

In
quegli orti, appunto, gli “Arlecchini” incontrati da ragazzino diventarono una
multicolore “lente a contatto” attraverso la quale, da allora in poi, vide il
mondo, la gente, le cose, l'ambiente, la vita. Ecco perché l'Arlecchinese
diventò il suo personale idioma narrativo.

I
boccali, le tazzine da caffè e i posacenere per Christian Dior, i piatti, le
basi lampada e via ceramicando altro non erano che le tele su cui dipingeva
questo mondo interiore che aveva bisogno di non essere mai uguale e di volare
con tratto veloce e spontaneo, non importa se infedele ad ogni canone storico
ed estetico. Eugenio non ha mai fatto copie, è stato semmai un narratore di
storie a fumetti in “Arlecchinese”. A lui, purtroppo, è mancato – finora –
l'autore dei testi, delle storie, il narratore Goscinny che invece era stato il
partner artistico di Uderzo, il padre-disegnatore di Asterix e Obelix. Già,
altra coincidenza, l'abbondante ciuffo biondo del Taccini era uguale a quello
di Asterix!

Devo
dire che anche ad almeno un altro grande ceramista contemporaneo di Montelupo è
mancato un partner narratore che gli proponesse storie da ceramicare.

Che
dire poi del lungo periodo pinocchiesco e infine ciclistico? Guardate come
cammina, un po' anchilosato, a scatti morbidi, come un Pinocchio evoluto, già
nella fase di passaggio dal profumato legno di pino alla elastica ma meno
duratura carne umana.

Disegnatelo
come sta in bicicletta e farete un'illustrazione originale per la prossima  edizione del Collodi.

È
sempre lui, Pinocchio che non sopporta le regole e le prepotenze, Pinocchio che
viaggia e che cerca la vita fuori dalla realtà della sua casa, della bottega
del babbo, che fa tanti errori e poi li paga, Pinocchio che crede in cose che
poi si rivelano inganni, ideali bellissimi che poi si trasformano in cose
orribili. Ma questa è un po' la storia di molti di noi, simili a Pinocchio,
simili “al Taccini”.

Una
personalità complessa, allegro ma anche terribilmente serio, amichevole ma
anche tranchant, capace di passare da un registro all'altro con rapidità e
disarmante naturalezza.  Analisi profonde
e articolate che finiscono molto alla svelta in sintesi repentine, nette e
senza ambiguità, senza averci dato modo di arrivare preparati a quelle
conclusioni. Eugenio argomenta con la stessa rapidità con cui agisce un
commando in un blitz di guerra.

Certo,
per essere stato un militante di partito, un dirigente politico in
un'associazione imprenditoriale, un consigliere comunale, possiede anche la
capacità di arrotondare gli spigoli, altrimenti definita “capacità di
mediazione”. Ma questo appartiene più alla necessità che alla vocazione, più
alla forma che alla sostanza. Lo rivelano prima che le parole la sua
straordinaria mimica della faccia e del corpo quando lui cerca di mascherare il
suo pensiero prima che esca, irrimediabilmente, dalla bocca ma che mostrano la
sofferenza della tortura che in quel momento sta infliggendo a sé stesso.

Acerrimo
nemico dell'ordine, dell'esattezza e della rigida precisione, ha sempre corso
in “Formula zero” o meglio, in “Zero formule”, tanto che lui stesso con
riuscirebbe a dirvi la composizione di una delle infinite e sempre nuove
miscele di smalti, colori, cristalline, fondenti, pigmenti e chissà cos'altro,
che usa per realizzare i magnifici effetti delle superfici a spessore sulle
quali la luce può giocare libera sulle dune cangianti, mai uguali, come
un'aurora boreale. Non a caso Van Gogh!

Il
collante di tutte le facce umane, artistiche, sociali e professionali di questo
uomo-maschera-artista-ceramista è la sua libertà.

Come
poteva, così costruito, questo buon toscanaccio, sopportare una “società”?

“Le
società stanno bene in dispari, e tre son troppi”, figuriamoci in quattro! Come
poteva un cervello ribollente come il suo sottostare alla dura routine della
fabbrica? D'altro canto, come poteva una “ditta”,ingranaggio obbediente
dell'inesorabile orologio dell'economia di mercato, ammortizzare le
irregolarità di una rotellina ribelle? Come se in un orologio un ingranaggio
decidesse di prendersi una pausa o di girare all'incontro o una molla volesse
sgranchirsi le spirali un po' intorpidite. Questo, o per lo meno, anche questo
è Eugenio Taccini. Ve l'ho raccontato perché non si può comprendere
l'artista-ceramista e la sua opera se non si conosce, almeno un po', l'uomo.

Ho
chiesto a Eugenio di cimentarsi – oggi – con una nuova impresa, quella della consapevolezza
del suo linguaggio narrativo al fine di svilupparlo verso nuove estensioni, di
spiegarlo, di documentarlo e di trasmetterlo agli allievi nella nostra scuola
di ceramica che vuole essere “La Corale dei Ceramisti di Montelupo”. Maestri
che cantano in Ceramichese, la lingua più diffusa e antica della terra.

Ti aspettiamo alla scuola, Eugenio, come Testimone del nostro tempo e come Maestro di linguaggio e di espressione.

Paolo Pinelli


Il nobile "Quartone"

#monteluponelmondo

Molte maioliche montelupine, anche fra le più raffinate, sono conservate in diverse collezioni  pubbliche e private internazionali. Da Berlino a Parigi, da Città del Capo a New York, la ceramica montelupina d'interesse antiquariale ha, in qualche misura, raggiunto le stesse mete del passato, quando, grazie all’attività dei mercanti fiorentini del XV e XVI secolo, è stata una delle produzioni più esportate nel mondo allora conosciuto. Ed è innegabile che all’internazionalizzazione dell’immagine di Firenze, e delle sue grandi famiglie, abbia contribuito anche la diffusione della ceramica di Montelupo, con i suoi simboli e i suoi inconfondibili colori.

Con questa rubrica vogliamo
soffermarci su un'importante serie di maioliche prodotte a Montelupo in tempi
diversi, che oggi fanno bella vista nelle raccolte straniere, e che illustrano
le qualità artistiche raggiunte dalle maestranze affacciate sull'Arno.

Questo grande e colorato
boccale datato 1544, un "quartone" toscano, mostra lo stemma della
famiglia fiorentina dei Brandi; questo è fiancheggiato da due cornucopie
tipiche della decorazione "a grottesca", in gran voga nel XVI secolo.
La maiolica, conservata al Victoria and Albert Museum di Londra, è stata
evidentemente commissionata per esaltare l'insegna araldica della casata.
Rispetto al secolo precedente, nel pieno Cinquecento si ricerca una maggiore
esuberanza decorativa con l'ausilio di serrati ornati e di elementi accessori
(in questo caso la cornucopia), già dal sapore barocco, aspetto che finisce col
ridurre l'equilibrio della composizione araldica.

I "quarti" e i
"quartoni" sono le forme più grandi della tavola fiorentina, in
quanto avevano la capacità di contenere oltre sei litri nel cosiddetto
"gioco d'orcioli", ossia di un gruppo di sei boccali che, a iniziare
dal piccolo "quartuccio", comprendeva tutte le varianti dimensionali
del principale versatore da mensa. Il "gioco d'orcioli" si
distingueva per un decoro organico e raffinato, particolarmente adatto alle
forniture araldiche; il "quartone", in particolare, svolgeva un ruolo
dominante, ed era inteso come il pezzo più rappresentativo. Da qui l'idea per i
ceramisti di forzare la sua decorazione, con l'intento di renderla il più
possibile efficace a sottolineare l'insegna nobiliare.  

(Red.)