Paradiso Dreams
Paradiso Dreams
DAL 30 NOVEMBRE 2019 AL 26 GENNAIO 2020
LA PERSONALE DI MATTEO CIBIC
PARADISO DREAMS
A cura di Silvana Annicchiarico
L’esposizione presenta oltre 120 opere in ceramica di uno dei più visionari designer italiani della nuova generazione.
Una sezione proporrà una serie di lavori inediti che reinterpreteranno la grande tradizione ceramica di Montelupo, realizzati in collaborazione con il Laboratorio di Ceramiche d’Arte Dolfi di Ivana Antonini.
Dal 30 novembre 2019 al 26 gennaio 2020, Palazzo Podestarile di Montelupo Fiorentino (FI) ospita la personale di Matteo Cibic (1983), la cui carriera testimonia una forte tangenza con la ceramica che l’ha portato a creare diverse collezioni di oggetti iconici, facilmente riconoscibili.
L’esposizione, dal titolo Paradiso Dreams, promossa dalla Fondazione Museo Montelupo, col contributo della Regione Toscana nel programma regionale Toscanaincontemporanea2019, curata da Silvana Annicchiarico, presenta una selezione di opere ceramiche tra quelle più significative e innovative di Matteo Cibic.
“Questa mostra – afferma Silvana Annicchiarico – vuole stimolare un cortocircuito fra la grande tradizione artigianale della ceramica montelupina e l’immaginario onirico, fantastico e surreale di un giovane designer dallo sguardo intimamente contemporaneo com’è Matteo Cibic. Intensificare i rapporti e le relazioni fra linguaggi e tradizioni diverse, fra antico e moderno, fra reale e fantastico, fra funzionale e ludico: credo sia questa la strada più feconda per promuovere oggi l’innovazione e la ricerca nel territorio culturalmente ed economicamente fecondo che sta al crocevia fra arte, artigianato e design.”
Il percorso espositivo è articolato in diverse tappe, ognuna delle quali accoglie un progetto diverso, frutto di una specifica visione, che ha generato ogni volta una differente collezione.
Il cuore dell’esposizione è la sezione Montelupo, una serie di oggetti inediti, realizzati appositamente per questo appuntamento con il Laboratorio Ceramiche d’Arte Dolfi di Ivana Antonini, ceramista tra le più conosciute del territorio, con l’obiettivo di reinterpretare, valorizzare e innovare la grande tradizione montelupina.
La mostra si apre con Animagic, una sorta di bestiario immaginario, popolato da animali fantastici realizzati in ceramica placcata oro 24 carati e prosegue con Dermapoliesis, una serie di piante e di forme organiche in ceramica, conservate sotto campane di vetro capaci di preservarne idealmente l’aspetto per poterle trasmettere ai posteri. Si tratta di prototipi che incarnano un’idea di come potranno essere le piante nel futuro, in grado di generare profumi, cookies, maglieria. Una sorta di utopia del futuro in cui la flora e la fauna autoprodurranno materiali lavorati per soddisfare le diverse necessità degli uomini.
La mostra testimonia inoltre l’estrema ecletticità del designer, attraverso il progetto Luce Naga, delle sinuose luci dorate in ceramica che si ispirano alla tipografia indiana. Il percorso prosegue con la sezione Domsai, dei tamagochi da scrivania costituiti da cactus messi sotto delle campane di vetro soffiato e collocati su gambette in ceramica, per poi sfociare nel mondo fantastico di Vasonaso, una serie di opere che rileggono in chiave ironica la quotidianità, al limite dell’ossessione, di Giorgio Morandi e delle sue nature morte piene di vasi, bottiglie e bicchieri. Il progetto Vasonaso conduce Matteo Cibic a realizzare una collezione di 365 vasi, uno al giorno, ognuno dei quali presenta un’appendice a forma di naso. Come le bottiglie di Morandi, anche i suoi vasi sono accomunati da caratteristiche somatiche o di colore e possono essere raggruppati per ceppi genealogici. “Ogni vaso – ritiene Cibic – nasconde un naso, che lo rende unico, gli dà una personalità definita e diventa lo strumento di relazione con gli altri vasi”.
Si tratta di un vero e proprio viaggio nei sogni surreali e metafisici di Matteo Cibic amplificato dallo scenografico allestimento da lui disegnato.
Il Catalogo edito da All’Insegna del Giglio riunisce per la prima volta tutto il lavoro ceramico di Matteo Cibic attraverso fotografie inedite e numerosi disegni.
Doppio circuito
Doppio circuito
A cura di Matteo Zauli
Gli artisti hanno bisogno degli artigiani, e gli artigiani hanno molto bisogno dell’arte, in particolar modo contemporanea.
Il progetto vuole unire in un’ampia visione sinergica, con un raggio di azione che guarda all’area metropolitana della provincia di Firenze, con particolare riferimento ai territori del Comune di Scandicci e del Comune di Montelupo Fiorentino, alcune eccellenze di imprenditoria culturale, le realtà museali del territorio (la Fondazione Museo Montelupo e la rete dei Musei dell’Empolese Valdelsa), le realtà formative artistiche e alcune tra le più significative eccellenze manifatturiere dei due territori interessati.La Fondazione Museo Montelupo riunisce in questa progettualità un intento generale di crescita culturale e di impatto sullo sviluppo economico del territorio, nella convinzione che l’arte contemporanea possa dar vita ad un processo di sviluppo e di crescita culturale e sociale, attraverso una progettualità coinvolgente e inclusiva, finalizzata ad entrare in contatto diretto con le caratteristiche del territorio che la ospita.
Proseguendo nella tradizionale ospitalità agli artisti contemporanei chiamati a lasciare traccia ed eredità creativa, culturale e formale sul territorio, che si è concretizzata in modo importante e coerente con gli intenti del progetto nel percorso Materia Montelupo, la Fondazione propone per l’edizione 2018 del progetto regionale un programma più articolato e diffuso, discusso e condiviso con il territorio, che si articola in un semestre di attività, con la curatela di Matteo Zauli, e interagisce con manifatture artistiche, ceramiche e produttive del territorio coinvolto, nell’ottica delle residenze d’artista e del coinvolgimento della giovane arte contemporanea chiamata ad assistere gli artisti ospiti nei Cantieri d’Arte autunnali.
Hanno partecipato all′iniziativa aziende di Scandicci: Euro Lamp Art, Idee parners, Crea Fx, Metal Studio, BisBag, Verniani, Powersoft Audio, CSO, e alcune aziende ceramiche di Montelupo: Tuscany Art, Ceramiche Artistiche F.lli Bartoloni, Ceramiche Dolfi di Ivana Antonini.
Hanno partecipato all′iniziativa aziende di Scandicci: Euro Lamp Art, Idee parners, Crea Fx, Metal Studio, BisBag, Verniani, Powersoft Audio, CSO, e alcune aziende ceramiche di Montelupo: Tuscany Art, Ceramiche Artistiche F.lli Bartoloni, Ceramiche Dolfi di Ivana Antonini.
Materia Montelupo è una stagione di residenze di progettazione creativa che invita personalità del panorama italiano contemporaneo a lavorare e a creare nuove linee di produzione per le botteghe e le aziende ceramiche della città.
A seguito delle residenze, nei mesi di ottobre e novembre, il 2 dicembre viene inaugurata presso il Palazzo Podestarile di Montelupo una mostra pensata per presentare, nelle diverse stanze del palazzo, non solo i prototipi e le nuove linee ceramiche nate dai cantieri ma anche l’universo creativo di chi li ha progettati.
Il progetto è ideato e curato da Matteo Zauli, fondatore e direttore del museo dedicato allo scultore ceramista Carlo Zauli a Faenza. Il Museo Zauli da 15 anni lavora, attraverso le sue residenze, con artisti internazionali che incontrano, molto spesso per la prima volta, il materiale della tradizione faentina.
L’idea nasce e ruota attorno alla ceramica intesa come presenza della nostra quotidianità più intima: nelle nostre case, sulle nostre tavole, negli angoli della nostra città – afferma Zauli. Un’idea che interpreta lo storico termine di “circolazione” nella ricerca del più ampio dialogo possibile tra i protagonisti del progetto e gli attori del territorio.
Materia Montelupo vuole dare continuità e rafforzare l’esperienza di Materia Prima, non solo portando sul territorio una presenza importante di artisti contemporanei, ma anche ponendo l’attenzione sul tessuto produttivo, che contribuisce all’unicità del territorio.
La scelta è ricaduta sugli esponenti di una generazione attenta alle contaminazioni tra arte e design e agli scambi tra questi linguaggi: Lorenza Boisi, Chiara Camoni, Maddalena Casadei, Ludovica Gioscia, Michele Guido, Alessandro Roma, Andrea Sala, Francesco Simeti, Nicola Toffolini.
Le botteghe o manifatture che li ospitano sono: Ceramiche d’Arte Ammannati, Ceramica Artistica Bartoloni, Ceramiche d’Arte Dolfi di Ivana Antonini, Terrecotte Corradini e Rinaldi, Ceramiche Artistiche Giglio, La Galleria Nuove Forme d’Arte, Sergio Pilastri, Tuscany Art, Veronica Fabozzo Studio d’Arte.
I protagonisti dell’edizione 2017 sono stati scelti non solo per le qualità espressive e per la tipologia del lavoro, che si ricollega ad alcune caratteristiche individuate nell’identità delle produzione ceramiche montelupine, ma anche per la naturale disponibilità al confronto con l’artigianato artistico locale.
Divisi in due gruppi e momenti, vivono la residenza nelle manifatture non solo per la realizzazione di proprie opere, ma con lo scopo ulteriore di innescare una sperimentazione che deve concludersi con un nuovo progetto produttivo della bottega, che vada ad arricchire la collezione delle proposte ceramiche della città.
A integrare il progetto è chiamato un gruppo di studenti selezionati dall’Accademia di Belle Arti e dall’Isia di Firenze: oltre ad arricchire il loro percorso sul campo e a contribuire alla nascita delle nuove produzioni, hanno anche l’opportunità di crearne di proprie, attivando così i presupposti di nuove produzioni contemporanee.
Gli artisti
David Casini
Montevarchi, 1973. Vive e lavora tra Bologna e Montevarchi. Le sue opere nascono dalla dicotomia tra artificiale e organico, dalla trasformazione ed esaltazione dei materiali, da una elegante bellezza complessa alla quale sono legate artigianalità e manualità tipiche di tecniche e materiali originari della Toscana, proprio luogo di origine.
Sabina Mezzaqui
Bologna, 1964. vive e lavora a Marzabotto (BO). Diplomata all’Istituto Statale d’Arte di Bologna nel 1985 e poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1993. Molti suoi lavori sono una materializzazione dello scorrere del tem-po, mettendo in gioco il senso del fare manuale nella ripetizione per ore e ore di gesti minuti (infilare perline, ritagliare, piegare, disegnare piccoli motivi. Nelle opere spesso compare la scrittura (brevi testi, memorie, riferimenti letterari, libri rimaneggiati. Anche i suoi video raccontano di tempi lenti, registrando variazioni di luce o semplici fenomeni naturali come il pulviscolo nei pressi di una finestra socchiusa o le stelline riflesse dal sole sulle onde o la neve che cade. Negli ultimi anni ha sperimentato modalità di lavoro condiviso (Tavolo di Lavoro di Marzabotto, Parma, San Gimignano, Cesena).
Claudia Loisi
Piacenza, 1971. vive e lavora a Piacenza. Nella sua pratica artistica hanno un ruolo di particolare importanza l’osservazione dell’ambiente, naturale e antropizzato, l’attenzione alle scienze naturali e umanistiche. Il viaggio e il coinvolgimento fisico nello spazio sono strumenti imprescindibili di osservazione del mondo. “Mi interessa la relazione profonda tra narrazione collettiva e immaginario nell’umano e i suoi meccanismi d’innesco“. Utilizza una varietà di media che va dalle installazioni site-specific alla scultura, dalla fotografia e video, a performance a lavori su tessuto e su carta.
Di tutti i colori
Di tutti i colori

L’esposizione, dal titolo Di Tutti i Colori, presenta oltre 160 opere ceramiche prodotte a Montelupo, dal 1200 a oggi.
La rassegna, arricchita di interventi multimediali e materiali d’archivio, offre inoltre un’esplorazione sulle manifatture tra l’800 e il ‘900 che hanno scritto la storia del design ceramico.
Montelupo Fiorentino (FI) celebra la ceramica e i suoi inconfondibili colori, eccellenza del territorio fiorentino conosciuta in tutto il mondo, con una mostra in programma dal 16 marzo al 28 luglio 2019 al Palazzo Podestarile e al Museo della Ceramica.
La fama della ceramica montelupina conobbe il suo apice in epoca medicea, fra l’Umanesimo e il Rinascimento, quando i manufatti creati dai maestri della cosiddetta “Fabbrica di Firenze” divennero un vero status symbol per le famiglie nobili toscane. In occasione dei matrimoni fra i giovani delle più importanti casate, infatti, venivano ordinati interi servizi costituiti da centinaia di pezzi dipinti con gli stemmi araldici dei committenti.
L’esposizione, dal titolo Di tutti i colori, promossa dalla Fondazione Museo Montelupo, curata da Alessandro Mandolesi, direttore scientifico del Sistema Museale di Montelupo Fiorentino, e Marina Vignozzi Paszkowski, curatrice del Museo Artistico Industriale Bitossi, presenta oltre 160 opere ceramiche, in grado di delineare una inedita e articolata rassegna dedicata ai colori e alle narrazioni ispirate alle ceramiche della “Fabbrica di Firenze”, dalle sue origini (XIII secolo) fino a oggi.
L’esposizione, arricchita da interventi multimediali, propone anche un’indagine sulle manifatture sviluppatesi tra l’800 e il ‘900 e su quelle più significative che hanno segnato la storia del design ceramico, legate a importanti famiglie quali Fanciullacci, Bitossi, Mancioli e altre.
La caratteristica che ha decretato nei secoli il successo della ceramica di Montelupo presso le grandi famiglie fiorentine e le maggiori istituzioni cittadine, ruota attorno alla cifra del colore, ovvero alla sapiente ricerca cromatica che ha reso unica questa esperienza manifatturiera.
A differenza di altri capoluoghi ceramici italiani, dove si sperimentano diverse versioni iconografiche, la “Fabbrica di Firenze” si cimenta in originali composizioni e soluzioni tecnologiche, sostenute dalle conquiste della grande arte fiorentina, basate su una continua e raffinata ricerca figurativa vivacizzata da un scelta cromatica senza confronti.
“Il colore – afferma Alessandro Mandolesi – diventa nella mostra un’importante chiave di lettura della ceramica montelupina, rappresentata da una selezione di opere esposte al Palazzo Podestarile – costruita con prestiti da importanti collezioni pubbliche e private – concepita come un’anticipazione del percorso di approfondimento allestito nel vicino Museo della Ceramica. Anche qui è stato approntato un percorso tematico che propone una serie di “racconti di ceramica” legati ai soggetti dipinti sulle superfici smaltate, trasformati in elementi “parlanti” per rivelare fatti, curiosità e significati sociali dell’epoca. L’osmosi fra oggetti di “colore” e oggetti di “narrazione” offre una panoramica più intuitiva e coinvolgente sulle produzioni del passato, giocata sia sul registro comunicativo che emotivo, grazie anche ad alcuni interventi tecnologici”.
Il percorso espositivo si apre con la sezione che ricostruisce la lunga vicenda della ceramica di Montelupo attraverso il diverso utilizzo dei colori nelle varie epoche.
Si va dal verde-bruno tardo-medievale(dagli ossidi ramina-manganese) all’azzurro-blu dell’Umanesimo (ossido di cobalto), dal giallo-oro del tardo Quattrocento all’impareggiabile e misterioso “rosso di Montelupo” del Rinascimento maturo.
Una summa di tonalità che si consolida in una tradizione cromatica unica e che trova, nel Seicento, una divertente e originale manifestazione negli “arlecchini”, ossia dei piatti fatti di vivaci colori sui quali venivano dipinti personaggi del tempo rivisitati con tono caricaturale, espressione ironica della cultura popolare dell’epoca.
Viene inoltre analizzata la ricca presenza di racconti, di simboli e di curiosità che le raffigurazioni ceramiche hanno tramandato. Tra questi, ad esempio, il bel boccale dal Museo del Bargello di Firenze con lo stemma delle famiglie Medici e Salviati, il cui emblema è compreso all’interno di un grande anello diamantato, probabilmente a celebrare il matrimonio fra il condottiero Giovanni delle Bande Nere e Maria Salviati, nipote del papa mediceo Leone X, avvenuto nel 1516, dalla cui unione – oltre a garantire la continuità della stirpe medicea – nascerà Cosimo I, futuro Granduca di Toscana.
La seconda sezione si focalizza sulla rappresentazione dello stile e del gusto fiorentino nella ceramica dell’Otto e Novecento.
Il racconto s’inserisce nella storia della società toscana moderna, con oggetti affiancati da immagini, proiezioni multimediali e suoni, capaci di esaltare i temi salienti del percorso produttivo, a metà tra tradizione e innovazione, oltre al significativo contributo artistico e commerciale, fatto in primo luogo di idee e di manufatti, che la produzione ceramica di Montelupo ha offerto sino ai giorni nostri.
Fra i temi affrontati spiccano la rinascita della ceramica attraverso l’attività di Raffaello Fanciullacci e il recupero della tradizione storica; le nuove tendenze declinate nelle principali manifatture novecentesche (Bitossi, Corradini, Corti, Gianni ecc.) e la produzione di maiolica artistica (raffaellesca, robbiani, istoriato) rappresentata anche da bozzetti e disegni; la ricostruzione e gli sviluppi commerciali attraverso produzioni di ceramica artistica e design; i filoni stilistici della ceramica in stile moderno degli anni cinquanta e le ceramiche di serie degli anni ‘60-’70; le immagini di colore e le linee di straordinaria creatività che hanno caratterizzato gli anni ’80, quelli del design “pop”, del post-modernismo in cui si andava cercando un mercato d’élite.
DI TUTTI I COLORI
Racconti di ceramica a Montelupo,
dalla “fabbrica” di Firenze
all’industria e al design
Montelupo Fiorentino (FI),
Palazzo Podestarile (via Baccio da Montelupo, 45) e Museo della Ceramica (piazza Vittorio Veneto, 10)
16 Marzo – 28 luglio, 2019
16 March – 28 July, 2019
Orario mostra | Opening hours
Sabato – Domenica 10:00 – 19:00
Saturday – Sunday 10:00am – 7:00pm
Dal lunedì al venerdì su prenotazione (con un giorno di preavviso)
From tuesday to friday by reservation
Il colore interiore
Il colore interiore
CROMATISMI E APPARENZE DELLA CERAMICA CONTEMPORANEA
A cura di Matteo Zauli
21 Giugno – 28 Luglio 2019
In occasione della XXVII edizione di Cèramica, che coinvolge in maniera corale e festosa la città di Montelupo Fiorentino, il curatore Matteo Zauli, invitato per il secondo anno a esaltare le dimensioni più contemporanee del materiale della tradizione espressiva del territorio ha proposto la mostra collettiva Il colore interiore.
Nel momento in cui Montelupo Fiorentino presenta una mostra – approfondimento sulla propria ceramica storica rivissuta attraverso il colore, che si estende all’identità della festa della ceramica, anche la programmazione legata all’arte contemporanea segue tale filo narrativo ed identitario del territorio.
Il legame con il colore, fondamentale per la ceramica in ogni epoca e latitudine, viene indagato dunque anche ne Il colore interiore, ampio progetto di produzione e mostre, articolato fra spazi pubblici e privati del centro storico, idealmente collegati al MMAB. Il Museo della Ceramica di Montelupo, da puro custode della tradizione locale si proietta così concettualmente verso la contemporaneità e verso la sperimentazione, sempre finalizzata, attraverso il contatto e il dialogo con artisti italiani e internazionali, verso l’aggiornamento culturale delle proprie aziende e dei propri artisti.
In particolare alcuni tra i più utilizzati colori della produzione ceramica (il bianco ed il nero, il rosso e la terracotta) ed alcuni più inediti (il blu ed il rosa) costituiscono trampolini poetici e narrativi verso installazioni in cui, spesso, i lavori degli artisti invitati indagano l’aspetto cromatico in profondità.
Una profondità che si esprime in mostra spesso attraverso un gruppo di opere dello stesso autore, nello sforzo di comprendere al meglio il linguaggio espressivo di ogni artista invitato.
Alcune opere in mostra sono frutto di processi di produzione site specific, altre sono prese in prestito da collezioni italiane ed internazionali; alcune sono frutto del lavoro di artisti che sperimentano il materiale saltuariamente, altri di grandi maestri della materia.
Accanto ad esse, in una sezione specifica, si trovano in mostra opere realizzate da giovani artisti del territorio e dalle più contemporanee botteghe ceramiche, altre da alcuni selezionati studenti dell’Accademia di Firenze che hanno partecipato ai cantieri di produzione, a testimonianza della forte volontà di non considerare le opere degli artisti invitati presenze fini a se stesse, ma generatori di aggiornamento culturale del territorio.
Il tutto a ricreare quella eterogeneità di livelli e di linguaggi che è propria della ceramica, materiale multiforme per eccellenza.
Il colore è solo luce. MMAB padiglione contemporaneo. Eva Marisaldi, Valentina D’Amaro, Helena Kirchmaier, David Casini, Italo Zuffi, Mirco Denicolò.
Le strade bianche. Da Galleria Facto a Prioria di S. Lorenzo. Paolo Polloniato, Patricia Milan, Alberto Garutti, Eva Pelechova, Claudia Losi, Mathieu Mercier.
Rosso come l’amore. Via Garibaldi e dintorni. Emma Hart, Sabrina Mezzaqui, Frank Louis.
In forma di rosa. Via Garibaldi e dintorni. Alberto Garutti, Augusto Betti, Frank Louis.
Nero infinito. Ex cinema Risorti. David Casini, Salvatore Arancio, Carlo Zauli, Daniel Silver.
Profondissimi blu. Palazzina Facto. Alfonso Leoni, Suheru Fukami, Helena Kirkmaier, Giulia Bonora, Alan Guzman.
Terra cotta. Ex banca in piazza della Libertà. Sislej Xhafa, Sabrina Mezzaqui.
Montelupo rosso secret
Montelupo rosso secret
Nove secoli di ceramica toscana
A cura della Fondazione Museo Montelupo e del Centro Ceramico Sperimentale
30 Maggio – 9 Giugno 2019
Montelupo Rosso Secret è una mostra allestita presso il Museo delle Arti e dei Mestieri di Zagrabria (in Croazia) e curata da Alessandro Mandolesi (Fondazione Museo Montelupo), Marina Vignozzi Paszkowski e Gabriele Migliori (Centro Ceramico Sperimentale). L’esposizione è stata organizzata e promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, con il sostegno del Mistero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
La mostra di Tutti i Colori, visitabile a Montelupo Fiorentino, propone una inedita e articolata esposizione dedicata ai colori e alle narrazioni ispirate alle ceramiche della “fabbrica di Firenze”, sin dalle sue origini (XIII-XIV secolo), attraverso un esclusivo itinerario di visita arricchito da allestimenti multimediali.
La proposta di una mostra rappresentativa della storia ceramica montelupina al Museo delle Arti e dell’Artigianato di Zagabria costituisce un’occasione unica per raccontare la continuità di questa esperienza produttiva attraverso l’esposizione di nove secoli di ceramica simboleggiate da una selezione di opere realizzate fino ad oggi, dilatando così lo sguardo alla contemporanea stagione di artigianato artistico, di industria e di design maturata grazie al contributo di importanti ceramisti e imprenditori. Il solco della modernità della ceramica di Montelupo è stato tracciato da Raffaello Fanciullacci, proveniente dalla manifattura Ginori di Doccia, oppure da Guido Bitossi, uno dei migliori interpreti della trasformazione della tradizione artistica in un sistema produttivo ceramico di tipo industriale di alta qualità.
Il successo della ceramica di Montelupo, presso le grandi famiglie fiorentine e le maggiori istituzioni cittadine, è basato in primo luogo sulla sapiente ricerca cromatica che rende unica questa esperienza manifatturiera. A differenza di altri capoluoghi ceramici italiani ed europei dove si sperimentano diverse versioni iconografiche, la “fabbrica di Firenze” si cimenta in originali composizioni e soluzioni tecnologiche, certamente sostenute dalle conquiste della grande arte fiorentina, basate su una continua e raffinata ricerca figurativa vivacizzata da un scelta cromatica senza confronti. Ecco che, sin dalle origini, il colore, assieme alle conquiste figurative, diventa il vero protagonista nella ceramica fiorentina, un elemento qualificante la produzione attraverso cui le botteghe sperimentano e sviluppano, passo dopo passo, decennio dopo decennio, la fulgida storia della ceramica Montelupo.
Seguendo l’evoluzione dei colori – dal verde-bruno tardo-medievale (ramina-manganese) all’azzurro-blu dell’Umanesimo (cobalto), dal giallo-arancio del primo Rinascimento (alterazione dei precedenti e di altri elementi) all’impareggiabile rosso di Montelupo del Rinascimento che, nelle more dei suoi segreti compositivi, ha esaltato la produzione del Cinquecento – è possibile seguire anche la lunga vicenda e il successo della ceramica di Montelupo. Un trionfo di colori che si consolida in una tradizione cromatica unica e che trova, nel Seicento, una divertente e originale manifestazione nella produzione degli “arlecchini”, ossia dei piatti fatti di colori sui quali venivano dipinti personaggi del tempo rivisitati con tono caricaturale, espressione ironica della cultura popolare.
E’ questa la chiave di lettura della sezione storica della mostra, allestita nella prima sala espositiva, connessa all’evoluzione dei colori e allo stesso tempo ai racconti, ai simboli e alle curiosità che le raffigurazioni delle ceramiche ci tramandano e che vengono presentate al pubblico con un registro narrativo comprensibile. In questa sala sono esposte circa 30 ceramiche delle collezioni del Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino.
La sezione moderna, allestita nella seconda sala espositiva, è incentrata invece sull’interpretazione dei colori e delle forme nella ceramica più recente. Nella seconda sala sono esposte ceramiche del ‘900 (circa 10 pezzi, in fase di selezione) di aziende storiche montelupine (Fanciullacci, Mancioli, Bitossi) e di maestri del design italiano (Sottsass, Farulli e altri), oltre ad altri pezzi (circa 10) realizzati recentemente da alcune aziende ceramiche insieme ad attuali design e artisti nazionali, oltre ad alcuni pezzi (5-10) selezionati nelle aziende fra quelli ritenuti più innovativi sotto il profilo della forma, della tecnica materica, della funzionalità. Oggetti, affiancati da immagini suggestive, che narrano il prolifico percorso produttivo fra tradizione e innovazione, nonché il significativo contributo artistico e commerciale, fatto in primo luogo di idee e di manufatti, che la produzione ceramica di Montelupo ha offerto sino ai giorni nostri. In questa sala verrà inoltre allestito un piccolo laboratorio ceramico con attrezzature (torni, tornietti ecc.) per attività dimostrative con i artigiani montelupini, a cura della Scuola di Ceramica.
L’accostamento fra oggetti di “colore” e oggetti di “narrazione” accompagnerà il pubblico in un inaspettato e suggestivo panorama di conoscenze sulle produzioni del passato e del presente, giocato sia sul registro comunicativo che su quello emotivo grazie a specifici allestimenti. Il visitatore affronterà un viaggio nel tempo che abbraccia nove secoli di storia italiana, a partire da quelli significativi della cultura toscana e del suo “vivere civile”, i cui modelli ed effetti si sono propagati in Italia e in Europa attraverso la ceramica stessa: la “fabbrica di Firenze”, grazie alla fitta ed efficiente trama commerciale, si diffonderà infatti in tutto il mondo conosciuto, fino alle Americhe. A questa internazionalizzazione dell’immagine di Firenze hanno contribuito le ceramiche montelupine, con i loro simboli e i loro colori, nell’ambito della diffusione dei costumi, della cultura e dei simboli della città gigliata.
Ogni sezione verrà allestita con pannelli esplicativi composti da testi brevi (in italiano e croato) utili a evidenziare la tradizione ceramica e i rapporti tra Montelupo e la Firenze dell’epoca dei Medici, l’evoluzione e il cambiamneto delle produzioni fino all’800, la rinascita del XX secolo e le produzioni attuali delle aziende con particolari produzioni rivolte ai mercati internazionali. Sottolineando soprattutto il filo conduttore del colore “rosso” (pigmento instabile e di massima difficoltà nell’applicazione ceramica), ma che Montelupo, con altri pochissimi centri di fabbrica rinascimentali, era riuscito ad utilizzare già dall’inizio del ‘500 (ne sarà testimone una bellissima riproduzione di uno dei più importanti piatti del Museo, oltre ad altri oggetti esposti anche tra quelli contemporanei).