La ceramica di Montelupo. Identità e futuro

La ceramica di Montelupo. Identità e futuro

A cura di Benedetta Falteri e Gabriele Migliori

3 dicembre 2023 – 7 gennaio 2024

La mostra La ceramica di Montelupo. Identità e futuro vuole rispondere alle domande “cos’è oggi la ceramica di Montelupo?”, “cosa potrebbe scoprire l’archeologia del futuro?” a partire, naturalmente, dall’eredità lasciata dalla scoperta del pozzo dei lavatoi, avvenuta 50 anni fa, e dal bagaglio (anche di fiducia e consapevolezza per le nuove generazioni di ceramisti) che si è innestata sul territorio.
Sono invitati a partecipare con un’opera tutti i ceramisti del territorio.

Partecipano alla mostra: Artesia, Arti e Mestieri, Beatriz Irene Scotti, Bitossi Ceramiche con Duccio Maria Gambi, Carlotta Fantozzi, Centro Ceramico Sperimentale, Ceramiche Florentia, Ceramiche Virginia, Ceramiche Ammannati, Ceramiche Corradini e Rinaldi, Ceramiche Tombelli, Ceramiche Arno, Ceramiche Bartoloni, Ceramiche Riba, Ceramiche Ange, Ceramiche il Ponte, Ceramiche IMA, Eugenio Taccini, Giualia Alba Chiara Bono, Ivana Antonini, Karin Putsch Grassi, Marco Ulivieri, Marzia Pallanti, Paola Ramondini, Serena Tani, Sergio Pilastri, Tuscany Art, Valentina Batini, Veronica Fabozzo.

LE OPERE IN MOSTRA


Sante, Madonne e Arpie

Sante, Madonne e Arpie

A cura di Ivana Antonini

14 Novembre 2023 – 7 Gennaio 2024

La mostra Sante, Madonne e Arpie, inaugurata il 14 Novembre 2023 e visitabile fino al 7 Gennaio 2024, offre una rilettura delle collezioni storiche del Museo di Montelupo, instaurando un dialogo con le opere che già raffigurano icone femminili nelle sale del Museo della Ceramica e negli spazi della Fornace. Un femminile, però, da sempre ritratto da interpreti maschili, in tutte le sue sfumature: dal tema religioso (le Sante), all’esaltazione della bellezza (le Madonne), a figure pseudofemminili e paramitologiche (le Arpie).

In questa mostra, invece, le stesse icone vengono reinterpretate e discusse dallo sguardo delle artiste contemporanee.

Tra le artiste coinvolte nella mostra Sante, Madonne e Arpie, Cinzia Orsi che presenta il suo progetto dal titolo Ahuana o della creazione, un dialogo aperto tra la rappresentazione della donna come amazzone e la decorazione tradizionale delle maioliche montelupine; Monica Lazzerini con L’arpia sulla vite, una raffigurazione che intende coniugare la figura mostruosa e nefasta dell’arpia con i simboli della vita e della rinascita; Giulia Cantarutti che presenta, invece, Athene Noctua per riflettere sul significato labile del “femminile” reso attraverso l’immagine della civetta, l’animale notturno dagli occhi brillanti che scruta dal ramo dell’albero lo specchio interiore di ciascuno; Paola Staccioli propone Punto di vista, un autoritratto per esteso che intende indagare i lati più eterogenei dell’universo femminile; poi, Ivana Antonini espone il suo progetto Odette, che, partendo dalla donna rappresentata in pittura, la reinterpreta attraverso il volume della ceramica; e, ancora, Serena Tani con Rem, in cui la dimensione onirica, data da simboli e decori contemporanei, dialoga con la tradizione ceramica degli antichi bacili raffiguranti i desideri delle dame; Carmen Vantini, con Irrompere, reinterpreta una delle ceramiche più preziose della collezione del Museo, ossia la brocca con arpia, donando un nuovo significato a tale figura. Shilha Cintelli che espone Testa di donna, un’installazione che spoglia la donna da ogni cliché per sottolineare la potenza del suo intelletto; Valentina Batini che propone l’opera Il filo del discorso, un insieme di pagine scritte sul tema della figura femminile e la ceramica; Veronica Fabozzo propone Prendersi cura dell’anima, un dialogo fra noi e l’argilla, un’opera partecipativa sulla manipolazione dell’argilla come Madre della terra, l’origine di tutto; e ancora, Giulia Alba Chiara Bono con Protagoniste attive, un progetto per riflettere sulla donna non più come passiva figura ispiratrice, ma come protagonista dell’azione. Beatriz Irene Scotti & Paola Ramondini  mostrano le opere Ritorno della Dea e La tessitrice etrusca Valeila, una riflessione sulla figura della tessitrice presente nella collezione del Museo della Ceramica; e, infine, Carlotta Fantozzi con La luna nel pozzo, una meditazione sul ruolo del Pozzo dei Lavatoi, da cui deriva gran parte della collezione museale, e il riflesso della luna al suo interno, il simbolo del femminile da cui tutto si origina.

LE OPERE IN MOSTRA


La ceramica di Montelupo e gli Uffizi. Una galleria di confronti

La ceramica di Montelupo e gli Uffizi. Una galleria di confronti

1 aprile 2023 – 7 gennaio 2024

LA DURATA DELLA MOSTRA E’ STATA PROROGATA AL 7 GENNAIO 2024

Terre degli Uffizi sbarca per la prima volta a Montelupo, uno dei più importanti centri di produzione di ceramiche che diventano le protagoniste della mostra “La ceramica di Montelupo e gli Uffizi: una “galleria” di confronti”, che si terrà dal 1 aprile al 7 gennaio 2024, al Museo della Ceramica di Montelupo. È la prima delle sei mostre nel programma espositivo 2023, promosso da Fondazione CR Firenze e Gallerie degli Uffizi, all’interno dei rispettivi progetti Piccoli Grandi Musei e Uffizi Diffusi.

Fin dalla fine del 1200, Montelupo si distinse per le sue ceramiche come documenta la sorprendente quantità di maioliche rinvenute negli scavi archeologici effettuati all’interno di questo borgo medievale e in siti che spaziano dal Mediterraneo, alle Americhe fino al Giappone. Nel periodo di massimo splendore, tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento, i manufatti dei maestri vasai della cosiddetta “fabbrica di Firenze” furono richiesti dalle nobili casate fiorentine, come la famiglia Medici. Fra le tante testimonianze, spiccano i piatti con lo stemma papale di Leone X, ritratto dal Bronzino e in prestito in mostra dalle Gallerie degli Uffizi. Il confronto fra la splendida miniatura e le ceramiche con gli stemmi medicei è la prova evidente degli stretti legami di committenza che legavano le botteghe di Montelupo ai signori di Firenze.

La ceramica di Montelupo fu anche protagonista della vita di tutti i giorni, come dimostrano quei quadri con raffigurazione di ambienti casalinghi (come cucine e dispense), la cui fortuna abbraccia tutto il XVII secolo. È il caso del dipinto di Jacopo Chimenti, detto l’Empoli, in cui sono riconoscibili due ceramiche la cui forma e decorazione rimandano a tipiche produzioni montelupine. In questo caso, una selezione di recipienti da spezieria, piatti e boccali si accosta non solo alle maioliche raffigurate, ma anche ad altre con soggetti riconducibili all’abbondanza della tavola e ai prodotti della caccia. Tutte le ceramiche esposte provengono da scavi effettuati a Montelupo Fiorentino nell’arco degli ultimi cinquant’anni.

Il progetto è realizzato grazie anche alla collaborazione con Unicoop Firenze.

Crediti fotografici: Stefano Casati

LE OPERE IN MOSTRA

Jacopo Chimenti detto l’Empoli (Firenze 1551-1640)

Dispensa con testa di porco, tacchino e lepre

Iscrizione: “Jacopo da Empoli 1621 in Firenze”

Olio su tela, cm129x151

Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gallerie delle Pitture e delle Statue, inv.1890 n.8441

L’Empoli descrive, con naturalismo, una ricca dispensa. In alto ad una mensola lignea provvista di ganci e pioli, denominata rastello negli antichi inventari, sono appesi: candele, una costata di carne, grappoli d’uva posti a passire, tordi, salsicciotti, quaglie, un’anatra, due melograni, un tacchino spennato ad eccezione della ruota e una lepre. Immediatamente sotto nello sfondo della parete scura, brunita probabilmente dai fumi del fuoco, si dispongono vari utensili: una chiave con un cartellino (dove il pittore ha apposto la firma e la data), un mestolo forato, una grattugia e una pinza. In basso sul tavolo ligneo, parzialmente coperto da una tovaglia spiegazzata, sono appoggiati una testa di suino sanguinolenta addossata ad una giara di ceramica, salsicce, un grande piatto in ceramica, un bricco in peltro, una fiasca di vino impagliata, un galletto, una zampa di maiale, un limone aperto, una forma di formaggio, una testina di vitella e un aglio. Nel dipinto, dove l’impaginazione deriva da esempi spagnoli e fiamminghi, traspare la sensibile attenzione di Jacopo Chimenti nella resa del dato naturale con una luce morbida volta a evidenziare la diversa consistenza degli oggetti e delle cibarie, attitudine riconducibile soprattutto alla sua formazione nell’ambito del naturalismo riformato della pittura fiorentina di fine Cinquecento e al contatto con le prorompenti novità caravaggesche.

Agnolo Bronzino e bottega 

Ritratto di Leone X

1565 ca.

Olio su stagno, cm 16 x 12,5

Firenze, Gallerie degli Uffizi, Depositi, Inv.1890 n. 862

Questa piccola miniatura faceva parte di una serie più ampia di ritratti della famiglia Medici, alcuni dei quali erano appesi sul retro della porta che introduce alla Stanza di Calliope, lo studiolo decorato da Vasari in Palazzo Vecchio tra il 1555 e il 1560 circa. Ciascuno dei ritrattini richiamava un modello illustre, che in questo caso era il Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de Rossi, dipinto celeberrimo di Raffaello, commissionato nel 1518 dallo stesso pontefice in occasione delle nozze di suo nipote Lorenzo duca di Urbino con Madeleine de la Tour d’Auvergne. Rispetto all’originale, in cui il papa è ritratto a figura intera e seduto sull’imponente sedia camerale, nel piccolo rame l’autore ha selezionato solo il suo volto grassoccio, segnato dalle rughe e dominato dallo sguardo acuto e pungente, scegliendo però di lasciare un piccolo dettaglio: la lente d’ingrandimento che nell’originale di Raffaello il papa stringe nella mano appoggiata sul tavolo e che cattura l’attenzione dello spettatore per la sua raffinatezza.

INFORMAZIONI PER LA VISITA

Crediti fotografici: Stefano Casati

Museo della Ceramica di Montelupo – Piazza Vittorio Veneto 11 – 50056 Montelupo Fiorentino (FI)

DATE E ORARI DI APERTURA
Lunedì 14:00 – 19:00
Dal martedì alla domenica e festivi 9:00 – 19:00
16/17/18 giugno 2023 09:00 – 24:00
Apertura prolungata della mostra in occasione di Cèramica 2023
Festival della Ceramica di Montelupo
Chiuso Pasqua e 1° maggio

Chiuso 25 e 26 dicembre e 1 gennaio

Orario ridotto (09-14) il 24 e il 31 dicembre

Aperti normalmente il 6 gennaio

BIGLIETTI E RIDUZIONI
Intero € 5,00
Ridotto A € 4,00
(over 65, gruppi 15-35 persone, convenzioni TCI, Coop, Edumusei, RFI, Cartagiovani)
Ridotto B € 3,00
(gruppi minimo 35 persone, studenti universitari)
Omaggio
Under 18, scuole, residenti, disabili con accompagnatore, guide turistiche.
Altre riduzioni e gratuità consultabili sul sito www.museomontelupo.it
Ogni prima domenica del mese, l’ingresso al Museo della Ceramica è gratuito per tutti i visitatori.

SERVIZI
Biglietteria, bookshop, caffetteria, guardaroba, audioguide collezione del Museo.
Accessibile a disabili, servizi igienici, ascensore, Baby Pit Stop.

La mostra sarà accompagnata, per tutta la sua durata, da un ciclo di conferenze e incontri di approfondimento sui temi della mostra.
Gli incontri sono gratuiti.
Sarà possibile partecipare ad una visita guidata al prezzo di €5,00.

I prossimi appuntamenti:
30 Giugno > Andrea Vanni DesideriLa ceramica di Montelupo nel dipinto di Jacopo Chimenti
8 Settembre > Marino MariniPreziose ceramiche del Rinascimento nella pittura
22 Settembre > Giovanni CiprianiVini e cibi alla corte medicea

Per informazioni e prenotazioni:
Mail > info@museomontelupo.it
Tel. > 0571 15 90 301


Cantieri Montelupo 2022

Cantieri Montelupo 2022

La contemporaneità, la ceramica, la relazione a cura di Christian Caliandro

Un programma di residenze artistiche – curato da Christian Caliandro e sostenuto dalla Fondazione Museo Montelupo in occasione della rassegna Cèramica OFF – che ha unito, alla sua seconda edizione, l’arte visiva, la ceramica di Montelupo, le parole e le immagini che scaturiranno dal diario collettivo della comunità, chiamata in modo ancora più deciso alla relazione con il processo creativo, con la contemporaneità che alimenta e costruisce la tradizione manifatturiera di Montelupo.

Il termine cantieri scelto anche in questa edizione per designare il programma di residenze artistiche dell’estate 2022 (2-10 luglio; 16-24 luglio; 10-18 settembre) descrive il carattere sperimentale dei processi che esso intende attivare. Gli esiti delle residenze saranno poi esposti nella mostra Cantieri Montelupo 2022, dal 26 Novembre 2022 all’8 Gennaio 2023.

Le artiste coinvolte, infatti – Elena Bellantoni e Serena Fineschi, e la vincitrice della call per artisti under 30 per il premio di residenza, Elisa Merra – avvieranno una collaborazione con alcune realtà formative, artigianali e imprenditoriali del territorio, con cui condivideranno il loro metodo e il loro approccio creativo.

Elena Bellantoni
Mi sono seccata: il peso della Pesa

Venerdì 8 luglio 2022 alle ore 19 la cittadinanza di Montelupo è invitata a una passeggiata performativa, una camminata collettiva nel letto della Pesa insieme all’artista Elena Bellantoni, protagonista della prima residenza nell’ambito del progetto “Cantieri Montelupo” del Museo della Ceramica. Un momento di riappropriazione catartica di un luogo-simbolo della comunità e dell’identità del territorio.

Mi sono seccata è un lavoro di natura performativa, relazionale e scultoreo nato durante la residenza a Montelupo. Durante i primi giorni di workshop Elena Bellantoni ha voluto lavorare con i partecipanti sui concetti di relazione, contatto, spazio e reciprocità con il corpo attraverso dei gesti relazionali. Gli stessi gesti sono stati messi in connessione con il territorio Montelupino, soffermandosi in particolare sulla Pesa, come presenza/assenza del paesaggio di questa terra. I sassi bianchi addormentati sul letto raccontano la grande secca che si è formata nell’attesa di una pioggia che tarda ad arrivare, il fiume è sparito, si è ritirato, seccato.

L’artista ha così cercato di esplorare, attraverso una camminata performativa sulla Pesa, quello che resta del passaggio dell’acqua che ora non c’è più: un’azione a cielo aperto, un segno di land art, utilizzando l’argilla del luogo – la terra rossa di queste zone – per imprimere la memoria del mondo fluviale utilizzando delle lastre che ricalcano il paesaggio. Ne emerge una costellazione di segni, di reperti archeologici del suolo. Il mio corpo si sostituisce all’acqua: accarezza e si appoggia con il suo peso sulla Pesa: su pietre, legni, ciottoli.

Serena Fineschi
La primavera dell’impazienza

Più che opere, i suoi sono “tentativi di esorcizzare le ossessioni del quotidiano”. Ossessioni che riguardano spesso le relazioni tra le persone, le gestualità, il corpo che dona e che riceve; oppure, la grande storia della pittura; o la comprensione – e la mancata comprensione – dei meccanismi che regolano la società contemporanea. Il chewingum, per esempio, è uno dei paradigmi della nostra società: lo scartiamo, lo mettiamo in bocca, lo mastichiamo, lo assaporiamo fino a quando ne abbiamo voglia, e poi lo sputiamo. Questo, se ci pensiamo, è l’atteggiamento comune, generale, che attraversa ogni dimensione: rimaniamo in superficie, non riusciamo a entrare nello specifico, ad assimilare i concetti.

Il piedino – o birillo, o distanzatore – è l’elemento in assoluto più umile nel laboratorio di ceramica: è quello che fa tutto il lavoro sporco, per così dire (sostiene e distanzia gli altri oggetti all’interno del forno durante la cottura); è il superstite della cottura della ceramica presente in ogni bottega, è quell’elemento che si confonde con la produzione artigianale ed artistica, il più presente di tutti, instancabile e sottovalutato compagno di lavoro di tutti i ceramisti, scorticato e non curato. È realizzato dal torniante ed è di terracotta come gli oggetti più nobili appena escono dal forno. Solo che questi oggetti nel forno entreranno una seconda volta per la smaltatura, al massimo una terza per il “lustro”. Il piedino, invece, nel forno ci vive: viene cotto e ricotto trenta, cinquanta, cento, mille volte, e diventa un esploratore di questo spazio interno che è il forno, e la bottega ceramica. In un certo senso, e da un certo punto di vista, si potrebbe dire che il piedino sia la ceramica. A ben guardare, questo elemento così povero, senza apparente dignità, anche bistrattato e maltrattato – a volte cade, a volte invece viene scagliato per terra dallo stesso artigiano, in preda alla rabbia o alla stizza per un lavoro venuto male, e in entrambi i casi si scheggia e si sbrecca… -, della ceramica ha un’esperienza e una conoscenza vastissime. Immense.

Elisa Merra
Principi di mucchio

Il progetto si basa sulla realizzazione di un’installazione sonora ispirata al Pozzo dei Lavatoi con strutture in ceramica che fungano da generatrici di suoni. Il sonoro è frutto di raccolta di varie registrazioni avvenute durante la rottura di oggetti/pezzi in terracotta da parte dei partecipanti al workshop, nonché matrici viventi di tale progetto. La fase che segue la raccolta audio consiste nell’alterazione digitale di tale materiale al fine di suggerire la presenza esistenza di qualcosa di altro che vada oltre le ceramiche rinvenute nel pozzo a testimonianza di una vita passata. Ogni generatore simulerà nature differenti basate su una differente manipolazione del suono di partenza: il primo sarà fonte di moti d’acqua; i successivi saranno frutto delle suggestioni raccolte nello scambio avvenuto durante la seconda giornata di workshop assieme ai partecipanti.

IL CURATORE

Christian Caliandro (1979) è storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Nel 2006 ha vinto la prima edizione del Premio MAXXI-Darc per la critica d’arte contemporanea italiana. Ha pubblicato La trasformazione delle immagini. L’inizio del postmoderno tra arte, cinema e teoria, 1977-’83 (Mondadori Electa 2008), Italia Reloaded. Ripartire con la cultura (Il Mulino 2011, con Pier Luigi Sacco) e Italia Revolution. Rinascere con la cultura (Bompiani 2013). Cura su “Artribune” le rubriche Inpratica e Cinema. Collabora inoltre regolarmente con “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “minima&moralia”, “alfabeta2” e “Scenari”; ha scritto articoli per i quotidiani “Il Fatto Quotidiano” e “Il Corriere del Mezzogiorno”, e per le riviste “Domus” e “Inside”.


Non è tutto oro

Non è tutto oro | Variazioni contemporanee sul lustro metallico e le sue imitazioni

A cura di Benedetta Falteri e Alessio Ferrari

16 Giugno – 30 Luglio 2023

Cèramica 2023

In occasione di Cèramica 2023 (16 – 18 Giugno 2023), il Museo della Ceramica ha chiamato 19 artisti e ceramisti locali a dare una propria lettura, in chiave contemporanea, di una delle lavorazioni più particolari della ceramica tradizionale di Montelupo: il lustro metallico. I lavori prodotti sono stati infine esposti in una mostra alla Galleria Facto (Via XX Settembre, 37), con la curatela di Benedetta Falteri, Direttore della Fondazione Museo Montelupo Onlus, e Alessio Ferrari, conservatore del Museo della Ceramica.
La mostra include opere, installazioni, performance e workshop di Ivana Antonini, Patrizio Bartoloni, Stefano Bartoloni, Giulia Cantarutti, Giulia Alba Chiara Bono, Shilha Cintelli, Veronica Fabozzo, Carlotta Fantozzi, Andrea Susanne Heinisch, Sergio Pilastri, Karin Putsch – Grassi, Riccardo Rinaldi, Paola Ramondini, Paola Staccioli, Paolo Staccioli, Beatriz Irene Scotti, Eugenio Taccini, Serena Tani, Marco Ulivieri.
La mostra è visitabile fino al 30 Luglio 2023.

«È bello, ma è caro»: questo è quello che si diceva delle ceramiche moresche nei primi anni del ‘400. La decorazione a terzo fuoco, e la sua caratteristica imitazione ottenuta da uno smalto arancio intenso, presente nella produzione montelupina dalla fine del XV secolo, racchiude in sé molti significati esplorabili: la preziosità, la lucentezza, i riferimenti allo stile moresco con i suoi richiami alla cultura islamica, transitati dal Maghreb e dalla Spagna, l’arte come veicolo di contaminazione culturale che si muove per le vie del Mediterraneo.
Indubbiamente le maioliche a lustro provenienti dalle fornaci di Manises e Paterna costituivano un prodotto molto ambito sul mercato. Nell’ultimo trentennio del ‘400 le fornaci montelupine raccolsero la sfida, e così si sviluppò una produzione (testimoniata dai frammenti ritrovati negli scarichi di fornace) che imitava il lustro spagnolo, in alcuni casi riprendendone i decori, ed in altri ricreando, con mezzi propri, la “sensazione” del lustro con un arancio brillante su uno smalto bianco particolarmente lucido, in modo da avere manufatti belli e a buon mercato.
Una dinamica complessa che consente una rilettura del movimento culturale che influenza il mercato, il consumo di stile e moda, i simboli apparentemente lontani, proiettati in un consumo quotidiano più o meno consapevole, ieri come oggi.

LE OPERE IN MOSTRA